I ‘gendarmi’ senza macchia e senza paura

6 Giugno, 2008 | Di | Categoria: SCAFFALE

Achtung! E’ arrivato in libreria un volume «da maneggiare con cura perché rischia di intossicare il lettore» (1). L’avviso ai bibliofili, riferito alla nuova produzione di Giampaolo Pansa, è di Miguel Gotor, docente di Storia moderna all’Università di Torino. E’ il settimo libro della saga sulla guerra civile che ha insanguinato l’Italia negli anni 1943/45 ed oltre, scritto questa volta con la veste di romanzo. Volumi che finora hanno venduto centinaia e centinaia di migliaia di copie ed anche “I tre inverni della paura”, dopo appena due settimane, è già in vetta alle classifiche. Un successo costante poco gradito a quelli che Pansa ha definito i ‘gendarmi della memoria’, impegnati nella missione di salvaguardare i dogmi della vulgata antifascista e resistenziale, che vuole i buoni da una parte ed i cattivi rigorosamente dall’altra. Si tratta di sentinelle dell’ortodossia, tanto spregiudicate da azzardare, come lo storico torinese Angelo D’Orsi, che «siamo in pieno ‘rovescismo’… fase suprema del revisionismo stesso».
Un parente stretto del ‘giustificazionismo’, a sua volta erede del ‘negazionismo’. Sistemi dialettici che si sono alternati – soprattutto per spiegare il dramma delle foibe coi suoi diecimila trucidati – nelle tesi degli storici, degni colleghi di Gotor.
Il buon Miguel, commentando il libro di Pansa, ha indossato il vestito da sciacallo e si è spinto a scrivere: «…i preti uccisi lo sono sempre senza una ragione plausibile e neppure una volta viene detto che quella violenza anticlericale è forse figlia della consapevolezza che i segreti raccolti nel confessionale si sono trasformati in delazioni omicide; le fanciulle stuprate e uccise dai partigiani sono sempre vittime innocenti e mai affiora il sospetto che, amoreggiando con i soldati nazisti, abbiano potuto trasformarsi in spie, vendendo i propri compagni di scuola, divenuti resistenti, al nemico, per un paio di calze di nylon, un tozzo di pane, una carezza d’amore in più» (1).
Un fulgido esempio di equilibrismo storico: da una parte santi ed eroi, nella peggiore delle ipotesi salvatori della patria, dall’altra, assassini, spie e puttane.
A breve, contro il ‘traditore’ Pansa riprenderà l’azione collettiva dei ‘gendarmi’ per impedirgli di ribadire che «gli squadroni della morte di una parte del Pci hanno continuato ad ammazzare per odio di classe fino alla fine del 1946» (2), nonostante «la retorica della resistenza abbia accreditato la favola della guerra civile con unico scopo la liberazione dal fascismo» (3). Invece, «la guerra dei partigiani rossi era solo il primo passo verso la conquista del potere per trasformare l’Italia in una Ungheria del Mediterraneo» (2), ma «gli ordini del Partito comunista andavano nella direzione del silenzio» (4).
A Pansa il merito di aver contribuito – per la prima volta apertamente da sinistra – a ricostruire stragi, eccidi, violenze, vendette, pistolettate in testa, fucilazioni, rappresaglie, fosse comuni che in quegli anni insanguinarono l’Italia. Un lungo elenco di nomi, luoghi, episodi ignoti ai più, ma soprattutto occultati per non urtare l’agiografia della resistenza. Pochi conoscono l’eccidio di Rovetta, la strage di Oderzo e quella di Schio, il massacro dei fratelli Govoni. Fatti che la storiografia antifascista ha sempre ignorato di proposito, per opportunismo partitico o faziosità ideologica.
Agli occhi dei ‘gendarmi’ la sua imperdonabile colpa è quella di aver offerto un contributo a sollevare il macigno che l’utilizzo della storia per fini politici ha posato proditoriamente su alcune pagine. Il meritorio tentativo di rileggere la storia, di ripercorrere la memoria rendendo giustizia anche ai vinti, non si può liquidare semplicisticamente con la parola ‘revisionismo’. Peraltro, sana abitudine alla base di qualsiasi ricerca seria. Troppo veleno che fa riflettere: forse la storia di quei tragici anni è intoccabile?

Faber

1) La Stampa, 16 maggio 2008
2) Quotidiano Nazionale, 16 maggio 2008
3) Libero, 16 maggio 2008
4) Liberal, 16 maggio 2008

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19 Comments to “I ‘gendarmi’ senza macchia e senza paura”

  1. articolo21 ha detto:

    Beh tanto intoccabile ormai non è più.

  2. Marco Cimmino ha detto:

    Sono ancora intoccabili, caro Faber: per un Pansa che scrive i suoi best sellers, ci sono diecimila Gotor che fanno controbatteria. E non dimentichiamoci che le cose che scrive Pansa sono state già tutte scritte da altri, che non hanno potuto uscire dal ghetto, perchè non erano compagni a tutta prova come lui. C’è ancora un mare di omertà, un oceano di silenzio e di depistaggi: altro che rovescismo! Il punto è che, se fossimo un paese civile, equilibrato, serio e capace di valutazioni sensate, quelli come Gotor non avrebbero mai ottenuto una cattedra a Torino. Le cattedre universitarie, te lo dice uno che le conosce anche troppo bene, sono concesse come medaglie al valor partigiano. Assegnarne una ad un uomo che sia notoriamente di destra sarebbe come se, ai tempi, avessero decorato al valore partigiano un saloino: impensabile.Quindi, teniamo presente che Pansa è uno contro un esercito: i gendarmi della memoria sono tanti e non ci sono solo i gendarmi, ci sono gli incursori, i guastatori, gli assaltatori, i difensori…è un esercito piuttosto organizzato…Comunque, se Pansa verrà a Bergamo, sarà per me un onore presentare di nuovo i suoi libri, come ho fatto in passato. A quando una presentazione di tuoi libri, eh, neghittoso?

  3. Vito ha detto:

    Putroppo la storiografia, come la politica, è piena di opportunismi e faziosità. Da ragazzini nelle sezioni ci hanno raccontato che la Storia la scrivono i vincitori. Spesso è così, ma non sempre.
    Franco vince nel 1939 in Spagna, ma si ricorda solo Garcia Lorca fucilato dai nazionalisti, e non Ramiro de Maeztu negli stessi giorni fucilato dai repubblicani…

  4. P. Pinna ha detto:

    Buongiorno a tutti,
    è importante che Gianpaolo Pansa continui a scrivere dei terribili fatti accaduti nel primo dopoguerra.
    E’ importante far conoscere la vera storia a tutti coloro che ne hanno sempre ascoltato una versione di parte.
    Vorrei segnalarvi una notizia di più di 30 anni fa, ma che, insieme agli omicidi del primo dopoguerra, deve sempre trovare spazio per i nostri ricordi.
    Francesco Coco (Terralba, 12 dicembre 1908 – Genova, 8 giugno 1976) era il procuratore generale presso la Corte d’appello di Genova quando fu assassinato dalle Brigate Rosse nel corso del processo a degli esponenti delle BR.
    Originario della Sardegna, nella sua carriera di magistrato fu sostituto procuratore generale della Corte d’appello di Cagliari, occupandosi di molti casi di sequestro di persona. In seguito divenne procuratore della Repubblica di Genova, carica che mantenne negli anni ‘60 e ‘70.
    Nel maggio 1974 si oppose al rilascio di alcuni militanti del Gruppo XXII Ottobre per la liberazione del giudice Mario Sossi (sequestrato dalle BR), dopo che la Corte d’Assise d’Appello di Genova aveva dato parere favorevole.
    Venne per questo assassinato l’8 giugno 1976 a Genova, insieme ai due agenti della scorta Giovanni Saponara e Antioco Deiana, con dei colpi di rivoltella. Dopo poche ore, alcuni militanti delle Brigate Rosse sottoposti a processo, rivendicarono in aula l’omicidio del Procuratore Generale.

  5. Andrea Chessa ha detto:

    Quello che scrive Pansa, facendo finta di scoprire l’uovo di Colombo, lo scrisse già diversi anni fa un certo Giorgio Pisanò. Solo che Pisanò stava dalla parte sbagliata, e quindi il suo era solo “revisionismo”. Un bel libro di questo genere, di Pansa, avrebbe fatto comodo quando i rossi esaltavano in coro la P38, bruciavano vivi i camerati e spaccavano le teste dei nostri con la chiave inglese.

  6. Ho i brividi… 🙁

  7. Andrea ha detto:

    Parlarne, parlarne, parlarne…continuare a farlo senza stancarsi mai. Come hanno fatto loro sebbene motivati solo dal desiderio di avvelenare i pozzi 😉

  8. Ferruccio Rapetti ha detto:

    Permettemi di, come si suol dire, cacciare l’articolo.Ho scritto un libro ERO UN BALILLA pubblicato da Greco & Greco di Milano via Verona 10 con il quale ho descritto quegli anni visti da un ragazzino classe 1931. La Milano e la Lombardia degli anni da 45 al 48.

    Penso di essere riuscito a rendere l’atmosfera di quegli anni.

  9. Ferruccio Rapetti ha detto:

    confermo quanto scritto sopra.

  10. Agostino ha detto:

    le verita’ scomode danno sempre fatidio e in Italia vige la congiura del silenzio, se parli vieni segnato a vita. Alcuni eccidi del dopoguerra vennero compiuti tra l’altro anche da formazioni non comuniste, come ad esempio a Rovetta . Questo eccidio infatti fu ordinato dai comandi militari di Giustizia e Liberta’ senza rispettare le direttive del CLN locale a cui i militi del GNR si erano arresi e deposto le armi. Comunque mandanti ed esecutori di questo crimine sono noti e predicono ancora adesso le loro assurde logiche di odio.
    Ora mi auguro escano anche libri sulle imboscate fatte per provocare scientemente le rappresaglie tedesche, ivi inclusa quella A Milano in cui tra l’altro morirono nove civili e provoco’ la triste impiccagione di quindi partigiani a P.LE LOreto. Di questo attentato nessuno parla e fu fatto apposta per provocare una rappresaglia ed esacerbare gli animi.

    Un saluto.
    Agostino

  11. beppe donia ha detto:

    Pansa è in buona fede. Scrive secondo la propria cultura. Gli argomaneti di Pansa sono veritieri. Anzi, sono incompleti. L’editore de “I Meridiani d’Italia” venne assassinato dai rossi. Non si dve parlare. La giovane Gianna ed il suo innamorato, validi combattenti antifascisti e comunisti, furono assassinati dai rossi, alfine di non farli parlare. I 9 medici medici sopravissuti, dopo l’aggressione a Sergio Ramelli, hanno la loro rispettabile vita, sono affermati professionisti, sono borghesi. Tutti i rossi, dai lottacontinuisti ai potereoperaisti, si sono ben accasati, ultrarricchiti e pontificano. Il Kerenskij nostrano, D’Arcais e marchrese, il Pancio Pardo, Moretti, ecc. non comprendono la loro stupidità. Dandini & C. Vendola, Repici, Lucarelli, Ciotti, applicano una violenza mafiosa, aggredendo che come loro non la penserà mai, ben al riparo da ogni ritorsione. Io seguo, in ciò, Pound.

  12. Bruno De Martino ha detto:

    Visti i tanti silenzi, oggi solo accedendo a questo Blog per ricercare un evento che mi riguarda del ViceQuestore Dr. Domenico De Martino il 30/08/1944, scopro che tanti Italiani non sapevano di certi silenzi!! Credo a quegli Italiani perchè anche io ho ignorato quasi tutto circa mio zio, perchè il dolore è stato per mio Padre così grande che per non disprezzare anche chi non aveva colpa si è portato nella tomba il suo dolore!! Passato oltre 60 anni è mia intenzione lanciare un appello alla memoria di quanti non solo non hanno avuto giustizia, ma da funzionari dello stato le vedove non hanno avuto neanche di che sostenersi, talvolta morendo in miseria.
    Se Questi sono stati e sono coloro che ci hanno liberati dai Nazzisti, bene è meglio ritornare alle origini, OVVERO a FRANCESCO II di Borbone che da signore si arrese a quei Savoia che ci abbandonarono alla mercè dei Tedeschi costringendo ad immolarsi molti nostri Funzionari
    cercando di interporsi tra la popolazione e Sanguinari Nazzisti e quanti sbandieranorono la tessera partigiana mentre avevano fino a poco prima convissuto con mentalità Nazziste prima che Fasciste.

  13. beppe donia ha detto:

    credo che cimmino, ha riassunto senza nulla tralasciare, la realtà della ns Nazione. I rossi da decenni si premiano tra loro. Se casta esiste, è quella della diffusione storica. E’ cosa di cosa loro. Perchè hanno anche assassinato l’editore dei Meridiani d’Italia (1947). Perchè Storace, quando sollevò il problema drei libri di testo venne massacrato? Perchè Bruno Vespa ha dovuto affermare di essere assolutamente all’oscura di ogni bibliogafia sulle Foibe? Mi permetto di darmi un consiglio. E di comunicarvelo. Istituiamo dei circoli di lettura itineranti. Siamo al verde. Qui in Sicilia, esiste, in terreno privato, un piccolissimo “Campo della Memoria”. Alzabandiera, S. Messa, brevi interventi. Siamo stati spiati, filmati e nel 2003 non si è potuta tenere la manifestazione. Molti sono morti. I giovani “fanno politica” senza sapere nulla. Sentiamoci, reagiamo. Libreria Europa è stata bruciata 3 volte. Candido 2. Ancora esaltano l’asassinio della MOVM, cieco di Guerra, Bersani. Ad majora.

  14. Beppe ha detto:

    tra di loro, i Gotor, per come li ha definiti magistralmente Cimmino, spesso litigano, si ammazzano anche, ma davanti al piatto di lenticchie si riconpattano contro “I FUCILATORI DI PARTIGIANI” il Neofascismo, l’omofobìa, il Nazismo, il razzismo. E’ una cantilena che rende molti soldi. Basta essere un conduttore di una qualche TV, inserire sempre attacchi al presente ed alle rimembranze, indi la pubblicità; ed anche De Agostini DVD; La Soria Siamo noi; che squallore. Non li ferma nessuno. Poi arriva il governo di centro —— destra(?), e nomina Giuliano L’Apostata, pardon, Amato, Presidente della Traccani di Gentile. E coloro i quali, solo per amor di Patria e di Verità, di Giustizia, dal 1945 tirano a campare, rimangono nel ghetto. Le Loro pubblicazioni sono silenziate. Anzi non sono neanche conosciute. Beppe.

  15. Bruno De Martino ha detto:

    E’ del Prefetto Bruno Contrada ne vogliamo parlare??
    E’ possibile che i servitori dello stato marciscono in galera e i mafiosi escono ancora oggi con facilità?
    E’ possibile che tutti i giudici che corrono rischio di processo(la maggior parte) si arruola in un partito e si candida alle elezioni Europee?? Vedi l’ultima candidatura con l’Italia dei Valori!!
    – Mi ha atterrito lo sguardo del candidato alle europee, medesimo a quello del suo Leader, allorchè intervistato su La 7 ragionava con uno spirito da inquisitore (a Napoli li chiamano ‘O MUNITORE).
    E’ proprio vero che: e’ meglio nu piatto e pasta e faggioli…

  16. Bruno De Martino ha detto:

    A proposito, comunico ad i lettori che dopo 65 anni la mano di un poliziotto di razza mi ha condotto, grazie ad internet, a colui che uccise mio zio avv. Domenico De Martino ViceQuestore della Polizia Repubblicana il quale servì con la vita gli Italiani e con la stessa professionalità del Padre Raffaele De Martino ViceQuestore che come Bruno Contrada combattè la Mafia insieme al Prefetto Mori e che morì a 42 anni grazie ad un calcio al fegato ricevuto in un tumulto nel 1922.
    Non saprei cosa è meglio: *morire per un calcio o per mano di topi di fogna mafiosi come succede oggi a Bruno Contrada??

  17. Beppe ha detto:

    Carissimo Bruno, quando ancora Bruno Contrada, ed altri insieme a Lui, era ristretto a SMCV, mi sono permesso di inviargli, non anonimamente, un libro. Mi rispose, con lo spirito indomito che è essenza della Sua vita, ringraziandomi, concedendomi la richiesta stretta di mano, anche dicendo che avrebbe avuto difficoltà a leggere, causa problemi con la vista. Per chi ha letto il libro di Lino Jannuzzi, “Lo Sbirro e lo Stato”, ogni commento è superfluo. Consiglio la lettura di “Applausi e Sputi” di Vittorio Pezzuto, ed anche il libro, 11 edizioni, del Pm che ha sequestrato più droga da solo, con all’ausilio della PG, quella vera, che non tutti i PM d’Italia. “Fratelli di Sangue” di Nicola Gratteri ed Antonio Nicaso. Rendo noto quanto segue: tra i Poliziotti che, per primi, ma poi anche Carabinieri e Finanzieri, prosecutori delle indagini e dei consequenziali arresti, tutti su ordine di cattura della Procura di Palmi, moltissimi finirono in galera. O furono uccisi. Ti suggerisce nulla?
    A me si, e molto. Ciao. Beppe Donia

  18. Beppe ha detto:

    Mi spiace la mancata risposta del Bruno De Martino. Nel piccolo tomo, uscito postumo, dell’Ultimo Federale di Milano, Vincenzo Costa “La Tariffa” ediz. Il Mulino, può trovare valide argometazioni che possono riguardare anche la storia di Suo Padre. Volutamente misconosciuto Eroe, amato da tutti. Vedi Bruno, molto è stato scritto su via Rasella. Molto poco sulla perchè di via Rasella. Chi lo ha fatto, magistralmente, ha dovuto editare da solo ed a sue spese le pubblicazioni. Anch’io chi devo ancora dei soldi, avendo ordinato troppe copie per le mie finanze, al fine di distribuirle gratuitamente. Parlo di Pierangolo Maurizio. Altro libro è “La Repubblica di via Rasella” ediz. Settimo Sigillo (e te pareva) di Erra e Grimaldi. Più corposo, ma meno stringente del primo. D’Alema & C, possono sgninazzare quanto vogliono. L’informazione è loro. Da Venezia a Cinecittà; dalla Rai ai primi letterari. Loro sono ancora, e sempre lo saranno, insieme a Martino, figli della resa senza condizione! Prendiamone atto. Saluti.
    Beppe Donia.
    (Martino è figlio di un art.16. Ad El Alamein pronunziò, da Ministro, “fortuna che hanno vinto gli altri”)Quali farfalle ancora cerchiamo sotto l’Arco di Tito?

  19. Bruno De Martino dei Montegiordano ha detto:

    Gentile Beppe Donia,
    scusami per non aver più fatto accesso a questo blog, forse perchè cosciente che non è possibile trovare la verità TUTTA su internet, anche perchè come dici Tu “D’Alema & C, possono sghignazzare quanto vogliono. L’informazione è loro. Da Venezia a Cinecittà; dalla Rai ai primi letterari. Loro sono ancora, e sempre lo saranno, insieme a Martino, figli della resa senza condizione! Prendiamone atto. “Come prendo atto che pertanto quali farfalle ancora cerco sotto l’Arco di Tito?…….
    Saluti e Forza e Onore

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