Attenti a non modernizzare troppo

4 Febbraio, 2011 | Di | Categoria: IN CAUDA VENENUM

L’onorevole Fabio Rampelli ha scritto sul quotidiano “Il Tempo” un pezzo intitolato “La generazione invisibile. Anticipò Fiuggi quando Fini ostacolava la svolta”, nel quale sostiene la tesi che «Gianfranco Fini ha subìto la modernizzazione della destra», che «non è stato lui a portare la destra fuori dall’eredità dell fascismo, lontano dalle insidie del neofascismo, al riparo dal negazionismo, dal razzismo, dalle discriminazioni nei confronti dei ‘diversi’…» e, chiudendo l’articolo, che «si può modernizzare, senza cancellare tutto» ecc…
Ho letto tante cose condivisibili (seppure sul cieco finismo ci sarebbe tanto da dire e non quando il maiale è ormai fuggito dalla porcilaia…), ma dal mondo degli ‘apolidi politici’ la mia domanda resta sempre la stessa… Per fare tutto ciò era necessario squagliare la gloriosa storia del Movimento Sociale Italiano, della quale tanti di noi hanno costruito un tassello? Fatto questo danno ‘purificatore’, per realizzare ciò era necessario confluire nel cassonetto Pdl? La mia risposta – da perfetto nostalgico, così anticipo i modernisti a prescindere – è ferma al 1994!!!
Per quanto riguarda, il fascismo da consegnare alla storia (come scrive Rampelli)… non mi convince l’idea di una forzata storicizzazione, la considero pericolosa sopratutto se non adeguatamente accompagnata da strumenti ed organizzazioni culturali, che evidentemente non siano figli dell’antifascismo preconcetto.
Se qualcuno di noi, che si è affacciato nelle sedi missine, ha avuto (o ha ancora…) il busto del Duce nelle proprie stanze, ha militato con quelli che chiamava camerati, ha difeso il fascismo (imparando a riconoscerne pregi e difetti) in tanti contesti pubblici e privati spesso in perfetta solitudine, ha apprezzato Mussolini per le sue opere sociali, le opere di bonifica e l’E 42, ha ammirato per il loro coraggio gli eroi di El Alamein e di Bir el Gobi ed i ragazzi di Salò, ha ricordato contro ogni negazionismo i martiri delle foibe e ha difeso con senso patriottico il monumento alla Vittoria di Bolzano (argomento all’ordine del giorno)… lo ha fatto anche perché qualcun’altro gli aveva passato il testimone generazionale, facendolo sentire investito di una responsabilità e di un ruolo storico.
Ma domani, alle generazioni che verranno (ma già a quelle che oggi si affacciano alla politica), chi e come passerà questo testimone? Il fascismo, i suoi uomini, le sue opere sono destinati ad essere esclusivamente oggetto di studio nei convegni, come le guerre puniche? Attenti a non modernizzare troppo…

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