E’ una festa che non sembra terminare. Con Alemanno sindaco di Roma si è completato un ciclo di successi elettorali coi quali il Popolo delle libertà ha cancellato, almeno per cinque anni, la sinistra dal Governo nazionale e dalla Capitale d’Italia. Il successo romano non è stato solo il culmine di una battaglia elettorale, in questo caso amministrativa, ma anche un emblematico segnale di vita. Sarebbe un colpevole errore se la comunità politica schierata a destra non lo valutasse appieno. Se non accadrà qualcosa di imprevisto, ancora una volta nella storia della destra italiana accade un fatto strano. Infatti, dopo una positiva prova elettorale – che attesta come negli italiani non alloggia alcuna ‘pregiudiziale antifascista’ (questa volta sono falliti anche i disperati richiami della comunità ebraica) e di come la classe dirigente formatasi nel Movimento Sociale Italiano a partire dagli anni ’70, ma soprattutto nel Fronte della Gioventù e nel Fuan, sia in grado di raccogliere il consenso per governare e guidare il rinnovamento della Nazione – i vertici del partito preparano una svolta di annacquamento identitario.