Siamo in crisi di consenso, i sovranisti avanzano inesorabili, serve una notizia per metterli all’angolo, avranno pensato i sinistri disperati. Detto fatto.

Così decidono di rispolverare la ‘Commissione Boldrini’ (ormai morta e sepolta dal 2016), attualizzandola nei contenuti (“antislamismo, antigitanismo, discriminazione verso minoranze e immigrati sorrette da etnocentrismo o nazionalismo aggressivo”; “azioni come l’espulsione di un determinato gruppo di persone dal Paese”) e nobilitandola col nome della senatrice a vita Segre.

A lanciargli la volata (coincidenza delle coincidenze), un articolo del quotidiano “La Repubblica”, che malauguratamente è incorso in una svista (?) clamorosa: una ventina di casi di antisemitismo al mese (l’Osservatorio non ha segnalato episodi di violenza fisica o accertata discriminazione, riferendosi prevalentemente ai social, dove peraltro sono bersagliati anche altri noti personaggi, come Fiano, Lerner, Parenzo) si sono trasformati in 200 al giorno…

Se anche un solo insulto all’anno – per motivi di razza, religione, idee politiche – rappresenta un atto idiota (i social, ahinoi, sono uno sfogatoio dei più biechi sentimenti per menti non eccelse), resta lo scivolone giornalistico, tanto grave che, come commenta Termometro Politico (giornale on line che ha scoperto la ‘magagna’), «Prima dell’articolo Liliana Segre non riceveva 200 insulti e non aveva bisogno di scorta, adesso è finita alla ribalta e non solo li riceve eccome, è pure diventata un bersaglio per tutti quegli animali analfabeto-psicotici che se sentono profumo di cinepresa non esitano a fare le cose più turpi e immonde col sorrisetto ebete».

A breve, mi aspetto sul giornalone uno speciale sul diffondersi delle ‘fake news’…

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