Il 23 aprile 2008, analizzavo il voto elettorale nazionale (“Finché la barca va, ma se affonda… ”):
«Il Codice della navigazione stabilisce che sia il comandante a dare l’ordine di abbandonare la barca che affonda ed a farlo per ultimo. In questo caso, invece, l’abile e lungimirante Comandante, dopo aver trascorso diversi mesi ad attaccare furentemente il Cavaliere, ad appena settanta giorni dalle elezioni ha deciso motu proprio di convolare a nozze con lui, trasbordando in tempo utile l’equipaggio sulla barca rivale e mischiandosi tra le bandiere delle truppe berlusconiane. Ora, abbandonata la barca al suo destino (in attesa di colarla a picco nel prossimo autunno) ed apprestandosi a dirigere un altro ‘transatlantico’, il Comandante ha deciso, con spirito magnanimo, di far reggere il timone a qualcun altro. Buona rotta.»
Il Comandante di allora era il capriolatore Gianfry.
Ma le ultime vicende nella destra politica farebbero la felicità di Giambattista Vico, corsi e ricorsi storici…

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