Il MES (European Stability Mechanism) – che non è un organo comunitario, bensì un’organizzazione intergovernativa – per l’Uomo della strada è come una cassaforte dove gli Stati europei mettono e garantiscono soldini che amministrano per conto dei loro cittadini. Soldini che, in caso di difficoltà finanziarie dei paesi aderenti al MES, possono essere ‘prestati’, ma i ‘fratelli coltelli’ europei pongono condizioni da strozzino. Una di queste è essere in regola coi parametri europei: l’Italia, per esempio, non lo è…

Per l’emergenza Covid-19 raccontano di aver eliminato le condizioni per ottenere il ‘prestito’ (anche per la restituzione? c’è da fidarsi dei Paesi europei, che ‘governano’ il MES, Germania e Francia?). Ciò nonostante, molti politici italiani dicono che non è opportuno usufruire del ‘prestito’ (circa 36 miliardi di euro).

Allora, pensa l’Uomo della strada, perché non proporre direttamente di uscire dal MES, visto che la rinuncia ad usufruire del ‘prestito’ non esonera comunque dal continuare a versare i soldini (dei cittadini italiani) in cassaforte. Uscire dal MES significa non solo riprendersi gli oltre 14 miliardi di euro già versati (14.330.960.000, per la precisione), ma anche ‘liberare’ altri 125 miliardi di euro (125.340.600.000, per la precisione) di capitale, finora mai versato ma sottoscritto, che può essere chiesto «in qualsiasi momento, in caso di bisogno» secondo le regole del MES, sottoscritte anche dall’Italia. 

L’Uomo della strada non è propriamente un economista, ma qual è il difetto di questo ragionamento?

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