“La cultura non ha mai avuto onorata cittadinanza in ambito politico di destra, ha prevalso l’indifferenza o l’insofferenza”. Lo ha scritto recentemente Marcello Veneziani sul quotidiano “La Verità” fotografando in poche parole la decennale situazione del rapporto tra politica e cultura a destra. Seppure, aggiunge Veneziani, “ostentando all’occorrenza ricchi alberi genealogici nel proprio album di famiglia”. Una tendenza che non si è interrotta neanche negli anni più floridi del berlusconismo, quando, nonostante la destra per la prima volta governasse l’Italia, non c’è stato alcun cambio di rotta, assegnando ad Alleanza nazionale l’oscar del maggior fallimento e/o del maggior disinteresse nei confronti della cultura.

Eppure, in quegli anni, aveva brillato l’esempio di Marzio Tremaglia, che, nel ruolo di assessore alla Cultura della Regione Lombardia, portò avanti una coraggiosa azione culturale di governo, coerentemente impregnata di valori e idee, purtroppo interrotta per la sua prematura scomparsa. Marzio, che arrivava dalla militanza nel Fronte della Gioventù, era convinto che “l’essenza della politica non si riduce a inseguimento del consenso o del governo della cosa pubblica”, perciò riteneva indispensabile realizzare un percorso culturale di rafforzamento del consenso elettorale, quasi sempre effimero e transitorio, come negli ultimi anni hanno dimostrato le vicende di Renzi, Salvini e dei grillini. Potrebbe sembrare superfluo evidenziare come una strategia culturale sia fondamentale per il futuro di qualsiasi progetto politico, ma non lo è. Visto che “l’indifferenza o l’insofferenza” della destra politica ha finora agevolato il consolidamento dell’egemonia culturale della sinistra, che ormai si è trasformata in vera e propria gestione di potere in tutti i settori culturali: dall’informazione all’editoria, dalla scuola all’università, dalla tv al cinema, dalla musica all’intrattenimento, non disdegnando di egemonizzare festival culturali e premi letterari.

Un vecchio problema, mai affrontato adeguatamente, che veniva posto all’attenzione della politica già nel lontano 1971, quando Gianfranco De Turris, nel periodico “L’Italiano”, scriveva di una “dittatura occulta”. Dopo decenni di dominio, certamente orchestrato con abilità dalla sinistra, favorita anche da quella destra maggiormente impegnata, come scrisse Stenio Solinas nel 2008 (“Il Giornale”), “a conquistare poltrone, lasciando sguarniti i centri del potere intellettuale”, è doveroso insidiare questo consolidato sistema, provando a scardinarlo definitivamente. Sarà utile, tra le altre cose, anche mitigare qualche vizio diffuso nel versante destro della cultura nazionale, come l’individualismo esasperato e la mancanza di dialogo e collaborazione tra le diverse realtà, contenendo il proprio ego e mettendo al bando la gelosia per il proprio orticello. Finora si è fatto troppo poco per mettere in rete iniziative, esperienze, competenze, per attivare circuiti virtuosi, per creare un vero progetto nazionale che si ponga come alternativa all’egemonia monocolore.

E’ indispensabile cominciare a ragionare e progettare per liberare e ripensare la cultura ‘non conformista’, senza alcun timore reverenziale, senza arretramenti e cedimenti, potendo contare su quelli che Gennaro Malgieri chiama “infedeli del conformismo e del pensiero unico”, ma anche su un contesto culturale nuovo e più ampio di quello tradizionalmente considerato ‘di destra’ col quale dialogare per costruire un fronte comune e proporre una visione differente e plurale, alternativa al pensiero unico e dominante. I tempi appaiono maturi. Una sorta di ‘ultima spiaggia’ rappresentata dall’attuale stagione politica, che vede la destra non solo nuovamente al Governo, ma addirittura in posizione maggioritaria. La scelta (che non viene fatta quasi mai neanche nelle amministrazioni locali) di gestire il Ministero della Cultura, affidandolo a Gennaro Sangiuliano, si può interpretare come un segnale incoraggiante: la destra di governo ha finalmente messo la cultura al centro della sua azione politica.

Il Festival culturale “Ideario22”, assoluta novità per Cagliari come progetto culturale ‘non conformista’ strutturato, si è inserito in questo percorso e, nonostante i tempi ridotti a disposizione per l’organizzazione, ha registrato un bilancio positivo, tanto da essersi imposto come ‘buona pratica’ su scala nazionale, generando un dibattito che si sta svolgendo su alcune testate on line (tra queste, Electomagazine.it e Destra.it) e che troverà un suo spazio anche nel forum Arsenale delle idee, con l’ambizioso progetto di stimolare una più vasta attenzione a tutti i livelli.
Tra le varie cose, è una pia illusione sognare un’autoconvocazione degli ‘stati generali nazionali’ coi protagonisti (scrittori, operatori, artisti, giornalisti) della cultura ‘non conformista’? Che siano in grado di programmare e progettare, proponendo una reale alternativa al dominio del ‘politicamente corretto’ e del ‘pensiero unico’.

Non avrà importanza se qualcuno parlerà di ‘gramscismo di destra’, d’altronde parimenti si potrebbe parlare di ‘gentilismo’ o di ‘bottaismo’, considerata l’azione culturale che i due ministri realizzarono durante il fascismo. Conterà soprattutto dar vita ad una strategia nazionale per una controffensiva culturale che, come auspica Marco Tarchi, “coinvolga significative fasce di popolazione non ‘di destra’, perché restare nel perimetro di quell’area è, di per sé, limitante”.

Per quanto riguarda “Ideario”, che per alcuni giorni ha reso Cagliari sede privilegiata di scambio e di contaminazione culturale, l’obiettivo minimo è quello di dare vita all’edizione 2023. Ipotizzando anche una serie di iniziative che, grazie ad altri amministratori ‘illuminati’, possano trovare spazio in diverse zone dell’Isola, trasformando la Sardegna in un cantiere per lo scambio e la produzione di idee, di visioni e di proposte all’interno del dibattito culturale nazionale. È necessario un segnale forte della politica per ridare vita e dignità alle iniziative coraggiose, che consentano di liberare le migliori energie dell’area culturale ‘non conformista.

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