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Fondazione An: il patrimonio è cosa nostra (Augusto Grandi )

Mag 30th, 2014 | By

Le cattive notizie, comprese quelle più scontate, arrivano subito dopo le elezioni. Così l’accordo per Alitalia, come le migliaia di esuberi, è decollato dopo il voto. Così la fregatura, l’ennesima fregatura, della fondazione di Alleanza Nazionale è stata ufficializzata dopo l’esito delle Europee. Quale fregatura, questa volta? Quella relativa al milione di euro messo a disposizione, nella massima trasparenza, per i progetti culturali e di comunicazione previsti da un apposito bando pubblico. Per carità, 1 milione rispetto al colossale patrimonio immobiliare della fondazione era poca cosa. Ma da qualche parte bisogna pur cominciare. E si sarebbe cominciato a restituire, all’Area, quello che in misura molto superiore proveniva dall’Area. Perché il patrimonio immobiliare era stato costituito grazie ai sacrifici dei militanti, grazie ai lasciti di altri militanti dell’Area. Per far politica, non per godersi un appartamento vacanze a Montecarlo. Dunque una piccola quota era stata destinata a nuove iniziative politiche, ai nuovi progetti. Che, pare, sono arrivati in gran numero. La fondazione di An avrebbe dovuto stilare le classifiche nell’autunno scorso e versare i contributi per i migliori progetti. Tutto alla luce del sole. E invece niente, ovviamente. Prima il silenzio, poi delle scuse banali. Infine, ad urne chiuse, la comunicazione definitiva: abbiamo scherzato, ragazzi. Il bando, di fatto, non conta nulla. I progetti finiscono in un cassetto. Perché? Ufficilamente perché la normativa non è chiara, le leggi boh, le interpretazioni chissà, meglio lasciar perdere. I soldi sono cosa nostra e ce li gestiamo come pare a noi. Altro che trasparenza e scemenze simili. Eventualmente potremmo tirar fuori qualche soldino sulla base delle camarille, delle clientele, delle amicizie e delle correnti. Il solito, insomma. Quel solito che, sino ad ora, non è che abbia portato a risultati fantastici. A successi strepitosi. Sorge il dubbio che risultati fantastici e successi strepitosi passino in secondo piano di fronte alla gestione delle ricchezze della fondazione. E allora si spiegano le solite candidature dei soliti noti già strabocciati dagli elettori. Avanti così, con piccoli caporali di giornata che, un giorno, si son sentiti colonnelli e che ora non hanno strategie ma hanno il denaro da gestire. Per loro, certo non per l’Area.



La foto di Atreju sul Corriere? Immagine del fallimento (Augusto Grandi )

Set 16th, 2013 | By

Giulio Terzi (sì, proprio il pessimo ex ministro degli esteri e dei marò), Adolfo Urso, Magdi Allam, Gianni Alemanno e Ignazio La Russa: la foto pubblicata sul Corriere della Sera a conclusione di Atreju è l’imbarazzante riprova del nulla cosmico che sta caratterizzando il fallimentare tentativo di creare una nuova aggregazione a destra. Chi dovrebbe seguire questa gente? Chi dovrebbe impegnarsi per consentire a costoro di continuare a far danni come han sempre fatto? Tutti reduci da completi fallimenti politici ed amministrativi, ma tutti con l’arroganza di continuare a guidare un nuovo gruppo. Di qualsiasi tipo, su qualunque posizione. Non un’idea nuova, non un progetto vincente. L’unico obiettivo è quello di mantenere una poltrona, uno strapuntino, un briciolo di potere e visibilità. D’altronde la nomenklatura ex missina, postfascista, aennina e caricature varie, è spesso composta dalle stesse persone che han dato vita alla misteriosa fondazione che dovrebbe gestire il consistente patrimonio immobiliare creato in era missina. E che, in teoria, dovrebbe servire per far politica, non per garantire un seggio agli sconfitti di ogni battaglia. Si vede benissimo come sanno utilizzare i soldi. C’era una volta Il Secolo d’Italia, quotidiano di nicchia ma, in alcuni periodi, in grado di offrire un’idea, un pensiero, una interpretazione della realtà. Ora ridotto al nulla on line. E le altre grandi iniziative politiche? Mistero. Ovviamente i grandi quotidiani legati al centrosinistra non hanno alcun interesse ad enfatizzare il poco che emerge dall’area. Ma non si capisce perché dovrebbero farlo. E se il Corriere dedica alla conclusione di Atreju solo la fastidiosa foto di una fastidiosa famiglia scombinata, senza una riga su progetti e scelte, forse una ragione c’è. Incapaci di comunicare, convinti che il mondo inizi e finisca intorno al loro gruppetto (purché si riunisca a Roma, perché scoprire il resto d’Italia è faticoso), impossibilitati ad avere una strategia semplicemente perché le persone ritratte in foto non hanno nulla da spartire con quella che vorrebbero fosse la loro base. Senza dimenticare il servilismo consueto che impone di invitare gli avversari più squallidi, per ottenere da loro quella legittimazione che evidentemente si ritiene di non essere in grado di conquistare. Tutto da buttare, tutto da rifare. Intanto, in Francia, la destra si rafforza. E cerca di creare una nuova classe dirigente, competente, capace, studiosa. In Francia.



Aledanno sbarella sul destra-centro (Augusto Grandi)

Lug 2nd, 2013 | By

“Perdere l’amore, quando si fa sera, quando tra i capelli un po’ d’argento li colora: rischi d’impazzire, può scoppiarti il cuore”. Così cantava Massimo Ranieri. Che, oggi, potrebbe modificare leggermente il testo, per dedicarlo a Gianni Aledanno: perdere la poltrona da sindaco. Perché gli effetti sono stati identici. La prova arriva da una patetica intervista rilasciata al Corriere della Sera. Aledanno, ottimo ministro dell’Agricoltura e pessimo sindaco di Roma, comunica che non andrà nel recuperato partito di Berlu, Forza Italia in versione aggiornata. Bene, bravo, bis. Anche perché, probabilmente, nessuno si strapperà le vesti pur di farlo rimanere.