Ieri era Monti, oggi Letta, domani chissà… L’euro, i trattati, i mercati… Intanto, la crisi non si attenua, anzi… Urge vincere il torpore e la rassegnazione per dare linfa ad una politica che non sia ‘sic et simpliciter’ antieuropea (questa versione si può lasciare ai ‘sinistri’ internazionalisti…). Ma sia di Rinascita Nazionale per una Nuova Europa. Non questa Unione Europea, dominata da logiche mercantili e monetarie che privano gli Stati nazionali della propria sovranità, soprattutto quella economica e monetaria.
Serve un movimento nazionale, sociale e identitario che abbracci con decisione la battaglia contro lo strapotere dei burocrati, dei banchieri, degli speculatori. Al di là delle paure sparse ad arte da chi vuole inquinare e controllare il pensiero del popolo, diffondendo terrore su un’eventuale uscita dall’euro e/o dall’Unione Europea.
L’Unione Europea e’ un progetto fallito.
Sentendo anche le dichiarazioni recentissime della Bonino e del primo ministro francese, che auspicano un’accelerazione nel senso dell’Europa federale e degli Stati Uniti d’Europa, non ho potuto fare a meno di pensare che le recenti misure del governo Letta in qualche modo lenitive del corrente disagio economico-sociale (sospensione dell’IMU, proroga dei precari nella Pubblica Amministrazione, rifinanziamento della Cassa Integrazione Guadagni) fossero funzionali a prevenire opposizioni e tensioni sociali che potessero ostacolare quest’ultimo atto di cessione della sovranità degli Stati Nazionali europei.
Insomma, il governo Letta avrebbe secondo me il mandato di creare un momentaneo clima di bonaccia fino al compimento di quest’ultima tappa del progetto euro-mondialista. Si sono resi conto che l’approccio troppo duro di Monti non era funzionale a tale progetto. Dopo che anche le ultime vestigia della sovranità nazionale saranno state smantellate, potranno fare di noi ciò che vogliono, senza residui ostacoli.
Non più cittadini di uno Stato Nazionale, con una Costituzione e dei diritti stabiliti in essa sia come popolo, che come singoli e formazioni sociali, ma schiavi del moloch burocratico-finanziario euro-mondialista.
La battaglia contro l’Unione Europea e per l’uscita dall’Euro è quindi una battaglia per la sopravvivenza nostra sia come Nazione Italiana, che come singoli in grado di “assicurare a sé e alla propria famiglia un’esistenza libera e dignitosa” (art. 36 Cost.).
Rino, ne sei sicuro?
Se parli di un progetto nazionale e popolare europeo ovviamente sarebbe fallito. Ma poiché tutti gli uomini politici che lo tentarono sono stati sostituiti da servi dei banchieri angloamericani a me sembra che il progetto di contenimento europeo, mediante le istituzioni europee, sia riuscito benissimo.
Così come in Afghanistan è riuscita perfettamente la strategia americana di controllo delle arterie e d’innalzamento dei costi dell’oppio ed è fallito solo il programma ufficiale, falsissimo, di “normalizzazione” quando si perseguiva e si ottenne esattamente l’opposto. A me queste constatazioni di un sistema in crisi – che sono solo gli auspici personali – fanno amaramente sorridere. Il sistema non è mai stato forte come adesso.
Purtroppo l’Unione Europea è oramai diventata una semplice Unione Bancaria, sotto il dominio della sola Germania che ha il totale controllo del mercato monetario ed economico.
Come tu dici, prima di parlare di Europa dovremo parlare di nazione, il vero problema è che abbiamo perso l’identità nazionale e barattato i nostri valori con questa sorta di globalizzazione (odio questa parola) che non serve a nulla. siamo prima di tutto italiani ed è da lì che dobbiamo partire.
Il pensiero di almirante in merito all’Europa è più che mai Attuale!!!
“Giorgio Almirante – La Destra o è coraggio o non è” (http://www.youtube.com/watch?v=pOohO4mLT1w)
Serve un Fronte Nazionalista europeo che sia il punto di riferimento dei movimenti nazionalisti dei popoli europei. C’è chi propone l’unione politica, ma questa non deve comportare cessioni di sovranità nazionale
Io non avrei dubbi: anche se non sarebbe indolore ritornerei alla lira. Ora abbiamo una moneta forte di cui non siamo proprietari e una società debole con tanti disoccupati. A quel punto sarebbe meglio una moneta debole di nostra proprietà e una società un pochino più forte grazie anche all’aumento del circolante e alla conseguente svalutazione della lira che aiuterebbe ad aumentare le esportazioni e favorirebbe il turismo