Lo spettro del partito contenitore avanza inesorabile, ovattato dall’obiettivo elettorale. Un ambizioso progetto nell’aria ben prima che Berlusconi lo scandisse fuori programma dal predellino dell’auto in piazza San Babila. Agognato dal Cavaliere – aspirante novello duce – smanioso di arringare le folle e consapevole della scarsa propensione alla piazza del popolo azzurro, perciò ben disposto ad aggregare anche gli ex-missini che della militanza hanno sempre fatto il proprio fiore all’occhiello. Desiderato da Fini – aspirante erede al trono di Palazzo Chigi, appena Silvio deciderà di affacciarsi dal balcone del Quirinale – smanioso di liberarsi del pesante fardello della fiamma tricolore, non certo del patrimonio elettorale da questa generato, in ciò agevolato dal ruolo di amministratore unico ed indiscutibile che il partito, anno dopo anno, gli ha assegnato, consegnando nelle sue mani anche il potere di carriera di chiunque.
Eppure, nonostante i desideri spasmodici dei due leader e pavlovianamente dei più fidi collaboratori, la propensione a fondersi dei due partiti non è mai stata unanime, soprattutto nei territori dove, seppure alleati, il rapporto tra Fi ed An è sempre stato di buon vicinato, ma senza concedersi troppa confidenza. Per capirlo, basterebbe osservare questi giorni di campagna elettorale e soprattutto considerare la fatica nella composizione delle liste uniche per le Amministrative, dove col sistema preferenziale le ‘liste dei nominati’ lasciano il posto a quelle dei candidati, con difficoltà e rivalità annesse e connesse. Proprio nei territori ci saranno le più importanti prove di unità, che faciliteranno la fusione (o annessione, secondo i punti di vista) tra gli ex-rivali, prevista motu proprio dai due leader per il prossimo autunno.
Insomma, la saga delle “comiche finali” è durata poco – ma forse è ancora in corso con un cambio di capo comico – e si aprono le previsioni sul risultato del progetto di partito contenitore. Non è bello fare il ventriloquo, ma quando un osservatore politico, ben titolato, esprime brillantemente il tuo pensiero perché non cedergli la parola: «Quello che era An è morto e defungerà definitivamente nel futuro, perché la proporzione di rappresentazione è impari. Quelli di An spariranno nel mare grande del partito dei moderati. E’ finito un mondo. Nel peggiore dei modi. L’Msi era un mondo di dibattiti ideali ma di presenza reale nel paese. E’ stato sostituito da un gruppo che della politica aveva fatto la sua professione, isolandosi rispetto al mondo reale e nutrendo rancore verso l’Msi.» (Il Riformista, 14 marzo 2008)
Grazie Pietrangelo Buttafuoco, perché non sempre è stato facile condividere pienamente il tuo pensiero, come ai tempi in cui eri dirigente nazionale del Fronte della Gioventù. Questa volta, però, hai reso semplice l’arduo compito di vedere lontano e di tratteggiare il futuro di una storia politica.

7 pensiero su “Il futuro di una storia politica”
  1. Ho letto, non posso condividere opinioni sul merito dei personaggi che hanno portato alla disfatta della destra Italiana quale movimento d’idee unitario e con un progetto ideale perchè non li conosco, ma certo è che la destra Italiana, quella del MSI come quella di AN soffrono da tempo lo stesso male di cui hanno sofferto e soffrono gli altri gruppi politici, partiti o associazioni che siano: l’assoluto vuoto laddove ci doveva essere il leader. Non ci sono leader, solo gregari. Anche i gregari servono e quelli bravi sono preziosi, ma senza un leader specie a destra, dove si vuole credere in un leader e non nel partito, non si va da nessuna parte. Berlusconi non può esserlo e nemmeno lo vuole davvero. Lui vuole essere solo il capo indiscusso di un associazione commerciale e d’immagine, così come l’ha creata. Per questo ha messo spesso in imbarazzo quelli di destra che speravano di averlo trovato in lui, quando Fini ha dimostrato di non poterlo essere. Berlusconi è un uomo d’affari non un idealista e tantomeno può essere uno statista con tutti gli interessi che ama coltivare. Così, godiamoci un posto in prima fila alla fine… potrebbe essere anche divertente. Spesso le tragedie sconfinano nelle comiche e questa mi sa che stia andando in quella direzione. Buona visione a tutti.
    Nino (G-71)

  2. Io ho un’idea che nasce più da lontano.
    La destra nata dopo il dopoguerra, dal Msi ai vari gruppuscoli extraparlamentare (esclusa Terza Posizione) è semrpe stata DI FATTO una forza antifascista e pro-sistema che, dietro le parole rivoluzionarie, nascondeva l’asservimento al nuovo regime democratico e filoatlantico.
    In questi 60 anni quindi il percorso della destra è stato tutto teso a farsi accettare dal sistema (Vincenzo Vinciguerra scrive provocatoriamente che il desiderio dei neofascisti era semplicemente quello di lavorare alle Poste…) per cui anche la cosidetta “svolta di Fiuggi” non è stata affatto una svolta, ma un passaggio del tutto normale. Così come è del tutto normale l’ingresso di AN nel pastone berlusconiano.
    Se si guarda la fine della destra partendo da lontano nell’analisi storica ci si accorge che c’è ben poco di strano in quello che è avvenuto in questi mesi.

  3. @Simone

    Mi sembra un’idea della lunga storia del Msi assai sbrigativa e semplicistica. Oltretutto sarebbe facilmente confutabile rileggendo la vita di tanti protagonisti, uomini e donne (tantissimi sin dalla giovane età) che hanno partecipato con passione, dignità e sacrificio a scrivere tante di quelle pagine.
    Peraltro, Vinciguerra non rappresenta proprio un affidabile esegeta della storia della destra politica italiana, visto che rileggendo le sue interviste e dichiarazioni parrebbe essere stato l’unico ad aver combattuto veramente contro il Regime.
    Che ci siano fasi missine discutibili o non condivisibili, questo è altro tema e fa parte della dialettica politica e dell’interpretazione della storia, che poco si concilia con gli slogan apocalittici.
    Devo, infine, confessare che non conosco alcun camerata che lavori alle Poste. Che abbiano fallito anche nei concorsi…???

  4. Non so se abbiano fallito nei concorsi 🙂
    Ma di certo, se esamini la storia della destra nel dopoguerra (non solo l’MSI quindi), ti accorgi di quanto questao parte sia sempre stata su posizioni di sistema.
    Basta pensare al collegamento con la strategia della tensione, alla funzione esclusivamente anticomunista degli squadristi missini in chiave filoatlantica, al “golpe borghese” che, lungi dall’essere una nuova rivoluzione fascista, era semplicemente un tentativo di congelare sotto forma di regime militare lo status democratico e occidentalista dell’Italia.
    Da questo punto di vista io sposo in pieno le analisi del Vinciguerra e reputo il neofascismo come la peggior forma di antifascismo di fatto.

  5. @Simone

    In alcuni episodi che citi i “collegamenti” sarebbero individuali e qualche volta anche da dimostrare, perché spesso frutto della vulgata di un ambiente assai chiacchierone e pullulato di millantatori… In ogni caso è difficile attribuirli ad una comunità nella sua interezza. Propendo per le responsabilità individuali.
    Quanto alle ‘analisi storico-politiche’ di Vinciguerra (e quante ne ha fatte e riferite lo sa solo lui!!!) mi viene da pensare che sono vecchie di almeno 30 anni e che qualcuno che ne sa più di me ha scritto di “sindrome Vinciguerra”…

  6. ma perchè continuate tutti a parlare di destra? perchè continuate ad usare un termine che con il fascismo e chi realmente ci crede non c’entra un accidente?
    mi sento un fascista, non ho mai chiesto raccomandazioni, non lavoro alle poste, non sono e non mi sento di destra, quando parlo di organizzazione sociale fascista, e taccio il termine “fascista” chi mi ascolta e non mi conosce mi scambia per un bolscevico. (mi riferisco all’organizzazione sociale fascista, quella che c’era, non quella che potrei inventare io, ma ben pochi sanno come era congegnata).
    ma fosse che fosse che a forsa di usare questo termine “destra” la carica rivoluzionaria tutto l’ambiente se la è veramente persa per strada???

  7. Caro Faber, ognuno di noi esprime i suoi ragionamenti in base a quello che è la sua esperienza. Altri si limitano a commentare il mondezzaio politico dove viviamo. Pochi cercano di capire i motivi e gli uomini o meglio gli ominicchi, che questo risultato hanno raggiunto. Il decreto Stammati. Brave le regioni rosse. Non vi quattrini ufficialmente non ve diamo. Non ve chiediamo. Con quel che ne consegue. Alta Velocità. 40 milioni di € al km da noi; 7 in Francia. (v. a proposito ” Corruzzione ad alta velocità di Imposimato, Pisauro, Provvisionato ed, Koinè,ed 1999). Non è cambiato nulla. Gli sgherri del potere hanno proseguito a percepire oltre 7 milioni di € l’anno, oltre i benefit. Idem per l’IRI di Prodi, Cirio, l’Alfa Romeo, Parmalat, ed ancora si continua. Un’orgia di furti, importata con la Liberazione, sulle Willy ed i blindati angloamericani. Con la volonta comunista di acuire questo scempio, per apparire loro, i nipotini di Stalin, i traditori della Patria, i venduti per molti rublodolllari, il partito del rigore morale. Già. Aggiungiamo le autostrade, le statali, le provinciali, la Sanità, forse il più onesto è stato De Lorenzo. Guarda cosa accade oggi, in proposito, in Sicilia. I morti di fame indebitati che siamo ridiventati, ed ancora stiamo a fremere per chi ha maggiored durata nelle estenunati masturbazioni ideologiche. Faber, fai un paragone tra un ministo di nome Araldo di Crollalanza, e questi ingegneri, architetti, progettisti, disegnatori, racconta cosa si è realizzato in pochi anni, restituendo danari avanzati dai capitolati di previsione, paragona l’odierno. Forse qualcuno cambierà pulpito. Ciao. Beppe Donia. Sempre un 10+ a Marco Cimmino.

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