Si dichiarano democratici (ovviamente anche antifascisti) e fanno appello alla “Costituzione più bella del mondo” che all’articolo 21 sancisce la libertà di pensiero. Tranne per quelli che non la pensano come loro. Sprizzano odio da tutti i pori e si scatenano contro le cerimonie in ricordo dei caduti (e contro le stesse vittime) e hanno una passione sfrenata per gli avversari a testa in giù (fotografie, manifesti, libri, santini e chi più ne ha più ne capovolga), evocando la vergogna di piazzale Loreto, che l’antifascista Ferruccio Parri definì una “macelleria messicana” e che dovrebbe far rabbrividire e vergognare qualsiasi coscienza onesta. Eppure salgono sempre in cattedra sui media e sui social a impartire lezioni e a puntare il dito in maniera persecutoria contro chiunque non gli appare politicamente corretto.

È evidente che la ‘caccia al fascista’ si sia intensificata in previsione del successo elettorale di Fratelli d’Italia e con maggiore ossessione, con contorni patologici, dopo la formazione del Governo Meloni. Autentici ‘cacciatori di teste’ girano l’Italia armati di taccuino, microfono e telecamera per cogliere ogni accenno di braccio teso, ogni esitazione sulla condanna dell’eterno fascismo, busti e chincaglieria varia nelle case altrui. Se poi qualcuno esagera indossando una camicia troppo scura lo scoop è portato a casa e si montano trasmissioni e articoli per giorni e giorni.

Nelle ultime settimane c’è stato un florilegio di eventi tra l’ossessivo e il patetico. A Verona, un attivista di sinistra ha rivendicato (su Facebook) un’azione tanto vile quanto furtiva, eseguita in tarda serata nella speranza di non essere notato, denunciando, poi, con inaudita sorpresa, la reazione di alcune persone: “Erano furiosi nei miei confronti perché avevo buttato nel fiume la corona, secca, posta sotto la lapide di Pasetto, picchiatore fascista morto in un incidente stradale a cui Verona ha inaccettabilmente dedicato una via”. Uno dei consueti gesti irrispettosi nei confronti della memoria di un uomo di destra, questa volta è toccato a Nicola Pasetto, ex consigliere comunale veronese ed ex parlamentare.

A Trieste sta per andare in onda l’ennesima mobilitazione “democratica e antifascista”, organizzata da alcune associazioni cittadine, Anpi in testa, da consiglieri regionali e comunali, che per la solenne presentazione sarà ospitata addirittura dall’Assostampa Friuli Venezia Giulia. Vogliono dire “no al premio giornalistico intitolato ad Almerigo Grilz”. Ex consigliere comunale missino, ma soprattutto coraggioso reporter di guerra. Proprio durante uno dei suoi servizi fu ucciso in Mozambico nel 1987, ad appena 34 anni, mentre documentava la guerra civile nel paese africano, una delle tante guerre dimenticate. È stato il primo giornalista italiano a morire sul campo dopo la fine della seconda guerra mondiale. I ‘democratici’ annunceranno uno degli innumerevoli presidi antifascisti delle ultime settimane, in concomitanza con l’apertura della mostra del “Premio Grilz” e con la cerimonia durante la quale verranno annunciati i nomi dei finalisti del Premio riservato a giovani reporter.

“Premio intitolato al neofascista triestino. Una vergogna per Trieste democratica e antifascista”, hanno scritto, dimostrando anche la mancanza di originalità: basta cambiare località e nome, ma il copione è sempre lo stesso. Eppure, della giuria del Premio fanno parte alcuni giornalisti di ben altro orientamento politico, come, per esempio, Peter Gomez e Giovanna Botteri. “Il premio giornalistico guarda avanti, ai giovani, non indietro come questi nostalgici degli anni Settanta che si mettono in testa assurde censure e addirittura una damnatio memoriae su Grilz”, ha commentato Fausto Biloslavo, amico e collega di Grilz (Triesteprima.it). “La verità storica viene piegata alla propaganda” (Il Giornale), ha scritto Gian Micalessin, altro amico e collega triestino. Nel caso di Almerigo Grilz l’azione ‘democratica’ è aggravata dall’utilizzo di parole calunniose che insinuano complicità in azioni riprovevoli, come stupri, mutilazioni e uccisioni di bambini.

Qualche giorno prima, anche il principe degli acchiappafascisti, Paolo Berizzi, si era occupato di Grilz, inserendolo nelle “figurine d’arredo di un filo nero da seguire” (La Repubblica), liquidandolo con la più classica delle definizioni, già letta anche per Pasetto, “picchiatore missino”. Già, nel maggio dello scorso anno, Berizzi si dimostrò assai pasticcione, scrivendo che Grilz era stato “militante di Avanguardia Nazionale”, che fa tanto ‘eversivo’, ma che dimostra l’attendibilità delle informazioni contenute nelle tante pagine dei suoi libri sul pericolo fascista.

Per tutte le ‘buone prassi’ ci devono essere adeguati maestri, simboli della cultura progressista sempre pronta ad insegnare rispetto e civiltà. Tra questi, il professor Tomaso Montanari, abituale frequentatore dei salotti televisivi di Lilli Gruber e Corrado Formigli, che in un tweet di risposta ad un articolo di Spartaco Pupo, critico nei confronti dell’antifascismo da operetta (“I nuovi antifa fanno prediche e business”, Secolo d’Italia), il 25 aprile ha rispolverato (“Ma almeno oggi tornate nelle fogne e tacete…”) uno slogan degli anni ’70 (“Fascisti carogne, tornate nelle fogne”) urlato dai protagonisti dell’antifascismo militante, strettamente abbinato ad “uccidere un fascista non è reato”. Ovviamente, per non farsi mancare niente delle mode antifa, nella copertina del suo profilo su X, al professore, limpida figura di educatore, non poteva mancare la parola “fascista” capovolta.

Come trascurare la rapidità (pochi minuti) con la quale l’attore e regista Michele Riondino ha eliminato un post che aveva pubblicato su Facebook con una foto a testa in giù del presidente del Senato, Ignazio La Russa, mendicando subito dopo comprensione con una ‘toppa’ degna del ‘buco’: “ho attirato la vostra attenzione, ora rigiro la foto e vediamo un po’ se la sua posizione originale provoca lo stesso scandalo”.

Anche questo post cancellato, tanto il promo per il suo nuovo film, con chiamata alle sale per gli antifa, aveva già raggiunto il bersaglio.

Dulcis in fundo, da sottolineare la soavità, e la consueta certezza di impunità, con la quale un altro educatore di giovani, il professor Christian Raimo, sempre comodamente accomodato in un salotto televisivo de “La7”, ha detto candidamente, riferendosi alla vicenda della ‘compagna’ Ilaria Salis,  che “i neonazisti bisogna picchiarli… ha fatto bene”.

Certamente si tratta dei tipici esemplari di leoni da tastiera o da salotto, ma anche negli ‘anni di piombo’ dalle cattedre, in assenza dei social, qualcuno predicava la violenza politica contro gli avversari, trovando sempre chi fosse disponibile a passare dal pensiero all’azione. Raccontando le vicende della strage di Acca Larenzia o dell’omicidio di Sergio Ramelli è importante sottolineare come quelle storie meritino di essere ricordate e celebrate (anche secondo i riti della Comunità ideale della quale le vittime hanno fatto parte) perché rappresentano un monito per le giovani generazioni, affinché non ritorni quella terribile stagione di violenza politica, caratterizzata da troppi lutti e troppi dolori.

4 pensiero su “L’ossessione dell’antifascismo colpisce anche i morti”
  1. Che aggiungere se non che siamo ormai abituati a questa giostra delle stupidate, ogniqualvolta si concretizzi un Italia una maggioranza, più o meno silenziosa, di destra o centro-destra o destra-centro che dir si voglia… Noi che abbiamo i capelli grigi ricordiamo bene l’invito a “tornare nelle fogne” che ci veniva spesso rivolto dai compagni che, con altrettanto affetto, noi giovani missini, definiamo “zecche rosse”… In fondo ci siamo fortificati e immunizzati grazie a loro e oggi non possiamo che sorridere, “con sovrano disprezzo”, di tanta mancanza di fantasia da parte di questi “partigiani per sempre”…. Le zecche son rimaste tali.. Noi di destra ci siamo evoluti e pur conservando una nostalgica memoria del passato, siamo arrivati più volte al potere in Italia e, si spera presto, anche in Europa.
    Vincenzo. M. de Luca
    Saggista storico.

  2. Mamma mia che tristezza dire poi che Almerigo fosse un esponente di Avanguardia Nazionale è il massimo 😂😂 ignoranza allo stato puro

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