Il maestro Alberto Manzi diceva “non e’ mai troppo tardi”. Ammesso, aggiungo io, che ci sia ancora tempo… Questa potrebbe essere la cinica fotografia di una Comunità politica che, tra appelli e metafore sognanti, sta cercando di ritrovarsi. Seppure tra troppi distinguo e tanti che restano alla finestra per vedere l’effetto che fa.
Fallito il modello del ‘partito cassonetto indifferenziato’, nonostante i velleitari colpi di coda del berlusconismo, e salutato con soddisfazione il canto del cigno del finismo capriolatore, qualcuno si è finalmente accorto che è tempo di ritrovare identità e slancio, di esaltare le differenze e di recuperare battaglie sopite.
Benvenuti anche a coloro che, prima a Fiuggi poi in piazza San Babila, salutarono con entusiasmo le mutazioni subite dalla Comunità che oggi cercano di rivitalizzare. Disperse le fila in decine di rivoli, esasperate le inevitabili rivalità personali, consolidati i personalismi e le rendite di posizione, bruciata la militanza, mortificata la passione, sacrificati gli ideali, il compito sarà difficile. Ma gli ‘ex qualcosa’ in giro per l’Italia sono tanti. Impigriti, mortificati, demotivati, delusi, ma fermi nella speranza di una rinascita. Besana lo ha chiamato “ritorno ad Itaca”, io, mesi addietro, evocai la figura dell’ “Araba fenice”. L’auspicio finale non cambia. Si tratta di proiettarsi verso il futuro di un’intera area che non si sente rappresentata, che si trova davanti ad un bivio: essere o non essere, o più esattamente esistere o non esistere.
Sparsi qua e là si leggono spunti di riflessione per valutare se esistono le condizioni per dar vita ad un qualcosa… Per esempio, un movimento identitario nazionale. Un movimento consapevole che la sua caratteristica lo limiterà nei consensi, ma gli consentirà di caratterizzarsi per distinguersi ed essere coeso. Un movimento che sin dalla sua ragione sociale sia in grado di rappresentare un’offerta appetibile anche nel mercato del consenso, sopratutto tra i delusi dalla politica attuale. Un movimento radicato nel territorio che, seppure in tempo di social network, non rinunci ad avere anche avamposti logistici ed organizzativi, che gli consentano di recuperare la militanza come fondamento dell’attività politica, di propaganda e di proselitismo. Un movimento che individui alcuni temi forti e caratterizzanti, propri della Comunità di riferimento, da difendere senza timore di risultare ‘politically scorrect’. Un movimento che ridimensioni le velleità individuali e le aspirazioni di tanti ‘onorevoli professionisti’, che bandisca la personalizzazione esasperata affinché non sia e non diventi mai, anche mediaticamente, ‘di tizio o di caio’. Un movimento che attribuisca la meritata rilevanza all’ambiente giovanile, che per decenni si è caratterizzato per libertà d’azione, di pensiero e di proposta, con ampi spazi di indipendenza. Un movimento che attiri le giovani generazioni coltivando la passione per le idee e le trasformi in avanguardia politica di una nuova Italia, grazie alla freschezza, all’entusiasmo ed alla spregiudicatezza gentilmente offerta dall’anagrafe. Non per un mal riposto spirito giovanilista, ma per un necessario sguardo al futuro, che dovrebbe anche essere accompagnato da un generoso passo indietro di coloro che per decenni hanno rappresentato la destra politica italiana ai massimi livelli. Non tanto, o non solo, per i demeriti conquistati, ma per un importante segnale a chi, giovane o meno giovane, volesse mettere a disposizione capacità e competenze.
L’appello di Veneziani sul “Secolo d’Italia” ed il richiamo ad Itaca di Besana su “Libero” hanno risvegliato tante coscienze ad esprimersi sul ‘progetto’. Non ci sono stati inviti ad personam e non credo sia opportuno erigere a priori steccati troppo alti, almeno all’avvio. Sopratutto perché, si può stare tranquilli, chi ha parlato di “male assoluto” e di “parte sbagliata” con questa Comunità non vuole più avere niente a che spartire ed è ovviamente ampiamente contraccambiato.
La vita politica è inevitabilmente caratterizzata da errori. A destra, sopratutto negli ultimi vent’anni, il bilancio è tremendamente negativo. Perciò, il ‘serrate i ranghi’ urlato da alcuni richiede l’individuazione di un percorso comune, affinché il patrimonio politico e culturale al quale in tanti abbiamo fatto riferimento non vada definitivamente disperso. Farsi trovare impreparati all’appuntamento significa perdere l’ennesima ghiotta occasione, costringendoci alla marginalità e destinandoci ad un ruolo di semplice e sterile testimonianza.
Ben vengano occasioni di riflessione e di studio e l’incontro, promosso da Besana e Veneziani, al monastero marchigiano sia solo un appuntamento propedeutico, consapevoli che “errare e’ umano, ma quando si scopre che la gomma si sta consumando prima della matita vuol dire che si sta esagerando”…

12 pensiero su “Ritorno a Itaca… Araba fenice… qualcosa si muove”
  1. Ai due terzi del tuo pezzo, c’è la frase tipo che condivido e promuovo inutilmente da tempo: Anagrafe… e… quelli che hanno rappresentato… ai massimi livelli, facciano un passo indietro….. questo sarebbe il miracolo, ma non lo faranno mai. Quindi meglio toccare il fondo, poi con i miei nipoti, che oggi hanno quattordici anni, si ripartirà.

  2. Il partito c’è già e si chiama La Destra. Certo si tratta ora di allargarne le fila

  3. Si, Sergio, ma senza paletti… AN si agita adesso. Poteva pensarci prima. Incominci Giorgia Meloni a venire da noi, la aspettiamo a braccia aperte…

  4. Pura utopia: il microducismo è la nostra rovina! Non illudiamoci: nessun ducetto farà un passo indietro. Partitini, movimenti, federazioni e confederazioni sorgono come funghi in un momento in cui un’unità di area sarebbe indispensabile per dare un segno della nostra esistenza in vita. Solo la Destra ha un’elettorato da prendere in considerazione… che comunque non la dispensa da stringere alleanze che fanno arricciare il naso anche a chi vedrebbe Storace come l’unica possibilità che ci rimane. Il resto è noia!

  5. Sì, Giorgio…. ma quest’umiltà non è retaggio dei vari Fiore, Iannone, Romagnoli… e varie!!

  6. Basterebbe uccidere quello che ha rovinato la diaspora Missina… Il superomismo nicciano…
    Sedersi ad un tavolo, unendo umiltà Cristiana…

  7. Ucciderlo… non servirebbe alla causa. Ripartire… si.. ma dev’esserci la volontà agli alti livelli!

  8. Questo appello partito da Veneziani uomo stipendiato dal’ 94 da Berlusconi dal quale ha ricevuto pure cariche pubbliche mi ha rotto, tutta questa gente mentre il nano di arcore portava al tracollo morale politico ed economico la nazione cosa facevano? Se ne stavano al caldo vicino al camino del nano.
    Tutti questi “intelettuali” sono dei bambini che preferiscono vivere in carrozzella protetti dal B. o Fini di turno che avere il coraggio di scendere e camminare con le proprie gambe, tanto lo si sa già poi che i voti raccolti serviranno solo per far peso nella nuova forza Italia. Montanelli a 70 anni ebbe il coraggio di sbattere la porta in facia al nano, questi che sono giovani non hanno palle, se si guarda più o meno tutti hanno a fine mese l’assegno firmato dal porno nanerottolo.

  9. La destra-destra purtroppo ha manifestato da troppo tempo una totale incapacità di disegnare, innanzitutto, il presente. Come vedere un futuro?

  10. Concordo con lo spirito dell’articolo: mi auguro che proprio dai giovani non vengano invece frapposti ostacoli “ad excludendum” ……………
    Aldo Rovito

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