Posts Tagged ‘ Gabriele Adinolfi ’

Quella strage fascista. Così è se vi pare… (intervista con Gabriele Adinolfi)

Nov 22nd, 2013 | By

«Sono convinto di aver individuato da molto tempo i meccanismi della strategia della tensione, i suoi protagonisti e le sue strutture. Solo che quando dici: il Mossad fa questo, il Pci quest’altro, la Francia interviene così, così si muove la P2 e così fa l’internazionale rossa rischi di sembrare un paranoico astratto.» Così Gabriele Adinolfi spiega l’idea che ha generato il suo primo romanzo storico, “Quella strage fascista” (uscito in doppio formato, cartaceo/digitale ed eBook, per le edizioni ad Youcanprint), ambientato intorno alla strage di Brescia, con una lettura assolutamente controcorrente della stagione del terrore e delle trame di potere, che subirono un’accelerazione proprio a partire dal 1974, anno della strage in piazza della Loggia.



Fratelli con l’handicap: partenza con la zavorra (Gabriele Adinolfi)

Set 15th, 2013 | By

A due passi dalla Festa di Atreju sono chiusi i Fori Imperiali che il nuovo inquilino del Campidoglio ha annunciato senza ambiguità di voler distruggere per cancellare le vestigia del passato e i ricordi delle grandezze mussoliniane. E non crediamo che intenda fermarsi lì. A pochi giorni dalla Festa di Atreju si attende la decisione volta a decapitare del suo leader la coalizione populista di centrodestra. Intanto vengono svenduti i nostri asset strategici. L’Ilva – che da sola è fonte dell’un per cento del nostro pil! – viene dismessa.



Nessun dubbio, vogliono il morto (Gabriele Adinolfi)

Nov 4th, 2008 | By

Vogliono il morto! Che a volerlo siano i “rivoluzionari” frustrati dalla perdita di ogni consenso e addestrati dai loro seminari politici all’eliminazione degli avversari è quasi normale. Non è normale, non è usuale, non è ammissibile, non accadeva neppure negli Anni Settanta, quello che alcuni fiancheggiatori, protettori e complici dei frustrati dei Centri Sociali e di Rifondazione stanno oggi facendo. Non è accettabile che escano articoli compiacenti con i facinorosi, gli aggressori, i mazzieri stipendiati dai partiti, che alcune testate nazionali (Corriere della sera, Repubblica) hanno pubblicato. Non è immaginabile che si lascino esporre all’università liste di proscrizione con nomi e foto degli obiettivi da colpire, com’è accaduto lunedì mattina. E questo all’indomani di una prima serie di aggressioni commesse in Italia condite dall’improvviso apparire di attentati vari su obiettivi diversi. Uno scenario fosco che si ripete. Permettere tutto questo significa, esattamente come trentacinque anni fa, alimentare la spirale anziché interromperla.



Il Comune di Roma commemora l’8 settembre (Gabriele Adinolfi)

Set 8th, 2008 | By

Caro Sindaco, ora Roma festeggia anche l’otto settembre? Mi pare sia la prima volta o giù di lì; quella data ci ha talmente fatti vergognare e ci ha così squalificati nel mondo che persino i comunisti, addirittura i partigiani comunisti, ai tempi della nostra gioventù la ignoravano volutamente. Invece quest’anno leggo che l’Urbe la festeggerà! E’ vero che c’è un caldo appiccicoso che non aiuta a ragionare, che non invita a concentrarsi e che può indurre tranquillamente a prendere cantonate. Non parlo di morale, di coerenza, di fedeltà, di tutte quelle cose che oramai, a lungo andare, son divenute quisquilie insignificanti e non di certo per azioni unilaterali di origine fiuggina, ché ne abbiamo viste di capriole di ogni tipo anche da parte di chi dureggia e pureggia. Non parlo neppure di rispetto; di quel rispetto che si dovrebbe a chi ha saputo dire di no a tutte le sirene, a chi ha accettato che gli si troncasse la carriera, se non la vita, che gli si distruggesse il futuro pur di non tradire i sentimenti, la parola, l’impegno, l’onore, la cristallinità. Tanto, caro Sindaco e cari amici (o, come disse Giano Accame: cari camerati, sempre che ne sia rimasto qualcuno) quella gente è andata talmente lontano nella sua crescita interiore che anche chi di loro sia ancora vivo non si occupa di certo delle nostre misere storielle quotidiane. Non scomodo neppure la responsabilità di chi, venendo da una storia, da un mondo, da un preciso percorso, ha nei confronti sia di chi lo precedette che di chi lo seguirà; non ne parlo perché sarebbe ingiusto soffermarcisi ora che sei in ballo tu visto che la lista delle responsabilità disattese con estrema disinvoltura è lunga, ripercorsa a ritroso si scopre che ha rughe di decenni e, come già accennavo, riguarda anche, se non soprattutto, gran parte dei rodomonti duri e puri che conosciamo.