Negli ultimi mesi i giornali italiani hanno omaggiato migliaia di righe al dibattito “Olimpiadi sì, Olimpiadi no”. Perciò, neanche le ultime ore che separano dalla giornata inaugurale si potevano salvare dall’arguzia di uno dei politici più fecondi e più lesti del panorama nazionale. Infatti, Maurizio Gasparri ha deciso di ‘strappare’ rispetto al suo beneamato Pdl, finora silenzioso sull’evento: «Il gesto dell’atleta tedesca Duplitzer, che ha annunciato di non prendere parte alla cerimonia inaugurale dei Giochi per protesta contro il mancato rispetto dei diritti umani in Cina, sia da stimolo per tutti gli atleti, compresi quelli italiani» (1).
Un esplicito invito rivolto agli atleti azzurri a fare ciò che il Governo nazionale – del quale il Capogruppo Pdl al Senato è uno dei più autorevoli esponenti – non ha avuto la fermezza di decidere: disertare la cerimonia inaugurale a Pechino. Però, per non osare troppo – grazie ad un salto mortale con doppio avvitamento, appunto degno delle Olimpiadi – Gasparri ha prontamente definito «apprezzabile il fatto che non ci sia la presenza del Presidente del Consiglio alla cerimonia», precisando che comunque «ci sarà una rappresentanza qualificata» (2). Casomai qualcuno si offendesse.
In sintesi, gli atleti – privi di qualsiasi copertura del Governo, del Cio o del Coni – dovrebbero trovare il coraggio che ad altri è mancato, sostituendosi addirittura al Governo. Decidendo dal fronte sportivo di spezzare quello che Gasparri definisce il «silenzio di fronte ai bambini sfruttati, ai diritti politici e sociali negati, ai lager in cui i dissidenti sono vessati, ai massacri in Tibet, alle devastazioni ambientali: tutto ignorato in nome del business» (3).
In verità, ben prima ci aveva provato il ministro della Gioventù Giorgia Meloni. «Disertare l’apertura si può, anzi si deve » e «Gli atleti siano testimoni di libertà», tuonavano sin dal titolo il quotidiano “Liberal” (13 giugno) ed il giornale di Alleanza nazionale (25 luglio). Probabilmente, la scelta delle tribune non l’ha agevolata e la sua sortita ha avuto meno risonanza di quella del Capogruppo al Senato, seppure la Ministra si fosse spinta fino ad auspicare un gesto politico ancora più muscoloso: «Il governo italiano avrebbe dovuto dare un segnale forte. Sarebbe stato bello se proprio noi, in sede europea, avessimo avanzato l’idea che i paesi membri rinunciassero ad andare» (4).
Invece, fiuto, tempismo, esperienza e buona conoscenza del sistema dei media hanno costruito il caso sulle dichiarazioni di Gasparri e la collega del ‘quasi ex-partito’ si è dovuta tempestivamente affiancare ed accontentare: «Dagli atleti azzurri serve un gesto forte ed in questo senso anche disertare l’inaugurazione sarebbe un segnale importante da dare» (1).
Da questo siparietto si può facilmente evincere il livello del dibattito sui grandi temi all’interno del Governo. Che ci sia stata un’approfondita ed accesa discussione, riguardo alla cerimonia di inaugurazione delle Olimpiadi durante le riunioni del Consiglio dei Ministri, lo conferma la motivazione addotta da Silvio Berlusconi per disdire il suo viaggio a Pechino: «Mi hanno detto che in Cina fa caldissimo, più di 50 gradi e che c’è molta umidità. Non e’ proprio il caso, me lo hanno sconsigliato. Io non andrò, ma sarò rappresentatissimo dal Ministro degli Esteri» (5).
Proprio quel Franco Frattini che, poco prima di essere nominato ministro, si era scandalizzato: «I leader politici non possono essere testimoni silenziosi delle ripetute aggressioni cinesi contro i monaci tibetani» (6), diventando temerario nel proporre «un boicottaggio politico che deve essere posto come prospettiva concreta… non andare alla cerimonia di inaugurazione» (6). Eppure, appena un mese dopo in veste ministeriale, intervistato dal “Financial Times” archiviò frettolosamente l’audacia per dire che non avrebbe incontrato il Dalai Lama evitando di provocare «gli amici cinesi» (7). Sempre più prudente fino ad informare gli italiani che, non avendo intenzione di pregiudicare i «diritti umani dei ministri» (8) lavorando ad agosto, non sarebbe andato alle Olimpiadi: «Sarò in vacanza in quei giorni» (8). Invece, vacanze rinviate.
D’altronde, il rinvio vale anche per i diritti umani in Cina, una sorta di ‘lodo Alfano’ nel nome dei cinque cerchi. Tanto che – presentando la programmata visita in Cina dopo i giochi olimpici su invito del parigrado cinese – Frattini ha spiegato che quella «sarà l’occasione per riparlare delle ben note posizioni dell’Europa, che sono di forte insistenza perché tutti i diritti umani siano presi in considerazione dalla Cina» (9).
Per essere propositivi ci soccorre un fulgido ricordo di un dodicenne Gasparri, rimembrante di come nel 1968 «due atleti americani di colore a Città del Messico con un gesto, con un pugno levato nel cielo, richiamarono l’attenzione del mondo sui diritti negati di alcune componenti della società americana del tempo. Quel gesto è ancora oggi nella nostra mente, nei nostri occhi» (2).
Paragonare la pericolosità dell’azione dimostrativa in Messico a ciò che potrebbe rappresentare un analogo gesto in Cina pare azzardato. Ma è tempo di svolte e bisogna offrire credibilità ai tanto bistrattati politici, perciò proponiamo a Gasparri di affiancare gli atleti a Pechino nel momento della protesta, possibilmente avvolto in una bandiera tibetana, che dal 1950 è considerata illegale dal governo cinese.

Faber

(Vignetta di Alfio Krancic)

1) Corriere della Sera.it, 5 agosto 2008
2) Corriere della Sera.it TV, 5 agosto 2008
3) La Stampa, 5 agosto 2008
4) Il Secolo d’Italia, 25 luglio 2008
5) Il Tempo, 30 luglio 2008
6) La Stampa, 7 aprile 2008
7) Il Giornale, 17 maggio 2008
8) Il Riformista, 2 luglio 2008
9) Agi, 31 luglio 2008

6 pensiero su “La politica delega il coraggio”
  1. Anche stavolta mi trovo totalmente daccordo con quanto scritto da Faber. Ero assolutamente contraria alle olimpiadi in Cina, è andata male. Ero contraria alla partecipazione dei governi occidentali alla manifestazione…è andata male anche questa. Adesso scaricare la resonsabilità di un gesto eclatante sugli atleti -che già fanno del loro meglio nel rappresentare la propria Nazione, quindi sono già ben carichi di responsabilità- è la cosa più viscida e codarda che si possa fare. Credo che gli atleti sappiano decidere da soli se partecipare o no alla manifestazione di apertura e non sono da biasimare affatto se decidono di partecipare. E’ la loro festa.
    Io, per una mia seppur inutile protesta personale, non seguirò le olimpiadi quest’anno. Tibet libero! cinesi liberi! no alla dittatura comunista. Argomento chiuso. 🙂

  2. Spno contentissimo delle dichiarazione di Gasparri e della Meloni.
    Però, penso che non debba essere lo sport a sostituirsi alla politica e per questo auspico un gesto forte di berlusconi e Sarkozy.

  3. Ogni tanto vengo a tovarTi sul Tuo Blog, complimenti per come lo curi.

    Se ne convieni, le popolazioni che vivono sulla terra sono indissolubilmente legate tra loro e finchè non emergerà piena questa consapevolezza, nella sua semplicità pratica, si assumeranno sempre atteggiamente ambigui ora di commiserazione, ora di biasimo e ciò, secondo me, sarà un atteggamento erga omnes.

    Non ci piace che la Cina mantenga atteggiamenti di dttatura e violazione dei diritti umani;

    non è giusto delegare la nostra rappresentanza atletica a fare ciò che andrebbe fatto sul piano politico economico;

    non saremmo capaci di fare a meno di tutto quello che la globalizzazione, con la sua spaventosa indifferenza alle sofferenze umane, ci mette a disposizione e solo perchè dietro ci sono sfruttamenti senza fine che ci consentono di aquistare a prezzi che diversamente sarebbero inaccessibili per la maggior parte di noi.

    Allora, ci vogliamo chiedere di cosa stiamo parlando?

    Sicuramente dovremmo riconoscerci tutti un pò ipocriti perchè tutti godiamo senza farci tanti problemi di benefici derivanti da sacrifici altrui.

    Quindi:

    gli atleti devono fare gli atleti e non devono raccogliere l’invito di Maurizio Gasparri e Giorgia Meloni,

    il governo deve mantenere buoni i rapporti diplomatici,

    i consumatori (noi cittadini) continuano a consumare i prodotti made in cina contribuendo allo sviluppo di quell’economia (e fin qui non ci sarebbe nulla di male) ma nello stesso tempo determinano le condizioni che portano poi allo sfruttamento degli operai costretti a sacrifici che noi abbiamo la fortuna di non conoscere.

    Vedi, non saprei come fare per cambiare le cose ma di certo c’è troppa ingiustizia.

    Ci sono sicuramente poteri forti che ci portano dove vogliono, incuranti delle nostre difficoltà quotidiane, delle nostre rinunce, delle nostre sofferenze.

    Allora non sono le Olimpiadi che vanno boicottate ma l’indifferenza dei poteri forti, facendo si che non vengano più tollerate condizioni di sfruttamento e dove quelle condizioni esistono bloccare le importazioni finchè non verranno applicate condizioni più degne della condizione umana.

    Per esempio: i paesi occidentali non comprano più nulla dai paesi emergenti se non dimostrano rispetto per gli operai e per l’ambiente.

    Credi che sarà mai possibile attuare una simile protesta o le conseguenze ci fanno troppa paura?

  4. Nulla di nuovo sotto il sole italico che sorge libero e giocondo (beato lui….).
    E’ la solita storia dell’ “armiamoci e partite”, di nostrana tradizione.
    Non per niente siamo gli eredi di Machiavelli, purtroppo non con l’intelligenza di Machiavelli.
    Faber, pensa un po’, questa Italia alla vigilia della prima guerra mondiale riuscì ad essere alleata, contemparaneamente, e per circa trenta giorni, sia con i Franco-Inglesi, sia con gli Austro-Tedeschi…….
    La stessa classe politica, fu praticamente quella che nel secondo dopoguerra, ha sostituito il governo fascista, e non ha mai brillato per dignità o coraggio (escluso qualche caso isolato, e chi lo ha creato è stato prontamente trombato subito dopo).
    Onde per cui… di che ci dobbiamo scandalizzare?
    Anche Manzoni fece balbettare a Don Abbondio una famosa frase relativa al coraggio, nel senso che se non lo si aveva non lo si poteva comprare.
    Mi tornano in mente alcuni versi di Trilussa (la poesia è “il coniglio socialista”):
    “..prima me dici levete l’artiji,
    mo’ me gridi allarmi!
    ma come voi che s’improvviseno l’eroi
    dove hanno predicato li coniji?”
    A proposito di conigli.
    Sul finire degli anni settanta, primi anni ottanta, nel cosmo nazional-popolare romano, si usava un’espressione ” cuor di coniglio “.
    C’è qualcuno fra i frequentatori del blog che mi può rinfrescare la memoria?
    Io sono in odore di senilità, e non me lo ricordo…….

  5. Si fa tardi ed è ora che vada a dormire…. tuttavia un piccolo appunt.
    E’ da tempo che con la mia compagna e “evangelizzando” amici, ho attuato quello che è normale in molti paesi, come forma di protesta silenziosa, ma efficace: boiccotare l’acquisto di prodotti cinesi. Non è sempre facile, ma con un po’ di attenzione ci si riesce, limitando al minimo l’acquisto di prodotti magari ben mascherati. Tutti lo conoscono il metodo, attuato da Americani, Inglesi, Olandesi, Danesi che negli ultimi decenni lo utilizzarono per protestare contro società o governi (Shell, tasse carburanti, bolli …). I Tedeschi, loro in generale non sbagliano mai di comprare quanto prima nazionale, poi altro se non vi è alternativa, si sono ammorbiditi ma pure sempre efficaci.
    In Italia…. esterofili fino al suicidio! Poi qualche “creativo” di turno chiede ai nostri Atleti di … boicottare. Guardiamoci attorno, siamo diventato un paese di servizi di fascia bassa (manco l’Irlanda segue più il filone), qualche industria di nicchia, finanza demenziale e industria sempre in cerca di favori. Fantastico. Ma la pumarola, Gasparri, lo sa che è mandorlata. In quanto alla Meloni, Berlusconi aveva detto: un manipolo lavora, gli altri zitti. Ecco, ha capito a quale gruppo deve aggregarsi.

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