“Tutto il resto è noia”, cantava Franco Califano. «Tutto il resto è noia», ha scritto il Ministro Giorgia Meloni – nella sua veste di presidente di Azione Giovani – chiudendo la lettera rivolta a militanti e dirigenti giovanili in risposta alle polemiche nate dal discorso di Fini alla loro festa. Le risulta tedioso «parlare di fascismo e antifascismo», forse perché fortemente preoccupata, sulla strada del Pdl, dal futuro prossimo di AG, già privata in occasione di Atreju della tanto amata fiaccola tricolore. Volendo invece «fare politica nell’Italia di oggi, per dare una speranza all’Italia di domani». Intendimento assolutamente nobile ed apprezzabile. Però, l’intervento ministeriale è apparso un po’ tardivo (ben quattro giorni dopo la proclamazione antifascista del presidente della Camera) e nonostante le buone intenzioni non ha fatto chiarezza, oltre che non corrispondere in maniera evidente agli umori di una consistente fetta della base giovanile, che navigando in rete si può constatare essere assai disorientata e delusa.
Tanto tempo per la stesura si è reso necessario al fine di pesare adeguatamente le parole (forse anche confrontarle…) e chissà se il Ministro avrebbe preso carta e penna senza l’uscita temeraria del responsabile romano di AG, Federico Iadicicco («noi non possiamo essere, non vogliamo essere e non saremo mai antifascisti»), che ha avuto ampio risalto nella stampa nazionale. Il sospetto sull’incidenza dell’iniziativa del giovane dirigente sorge per il risalto dato al «tentativo di strumentalizzazione ai danni di Azione giovani… anche per qualche nostra ingenuità»: è facile pensare che si riferisse proprio al suo concittadino.
Terminata la lettura, appare verosimile ipotizzare che risulterà vana la sua richiesta di chiudere definitivamente la polemica, soprattutto perché gli argomenti a sostegno non sono tanto netti: «Ero convinta che il comportamento di migliaia di ragazzi nell’incontro con il presidente Fini ad Atreju avesse rivelato alla politica e al mondo dell’informazione qualcosa di più del nostro modo di essere e di pensare».
Un comportamento a suo dire inequivocabile, descritto su un blog friulano di AG da un testimone oculare: «Fini con le sue parole non è riuscito a mettere in difficoltà la comunità di Azione Giovani di fronte ai giornalisti: abbiamo infatti reagito alle sue affermazioni con un gelido silenzio (pochi sono stati gli applausi), il quale, di per sé, è un segno politico forte ed evidente, come si è visto». Generazione che vai, dissenso che trovi.
Intanto, la Meloni prosegue citando i valori battezzati antifascisti da Fini: «Siamo stati e restiamo gente che crede nella libertà, nella democrazia, nell’uguaglianza e nella giustizia. Siamo quelli che ogni giorno consumano i migliori anni della propria gioventù per difendere questi valori».
Se questo è vero da tempo – non c’è alcun motivo per dubitarne – o Azioni Giovani è sempre stata un’organizzazione antifascista (ma come dimenticare i cori nei cortei: “Noi non siamo antifascisti”) oppure per avere certi valori non è necessario essere antifascisti. Dettaglio non marginale che andava ricordato ‘de visu’ al presidente Fini, non accontentandosi della sua gentile concessione su alcune pagine negative dell’antifascismo. Fortunatamente, ci ha informato il Ministro della gioventù, «Fini ha operato questa distinzione senza soffermarcisi perché voleva che il suo giudizio sul fascismo fosse chiaro, netto, definitivo. Sapeva che molti di noi sarebbero stati feriti da questo atteggiamento, ma non ha voluto blandirci come fossimo ragazzini inconsapevoli». Bontà sua. Fini, da buon padre di famiglia, non ha voluto lusingarli come ragazzini immaturi e senza dignità, lasciando loro ampi margini di ‘dissenso silenzioso’. Tempestivamente, dopo appena 24 ore, è arrivato l’ordine di scuderia del Ministro Matteoli che non lascia alcun dubbio («Chi non condivide le parole di Fini si mette fuori da An») e la festa del dissenso è finita.
Fosse stato ancora un mistero, finalmente ora conosciamo il giudizio post-Fiuggi di Fini sul fascismo e sulla Repubblica Sociale Italiana. Non conosciamo, invece, quello della Meloni, ma neanche il rapporto che l’area giovanile politica da lei guidata mantiene con il fascismo. Eppure, tante sedi di Ag sono strapiene di simbologia e riferimenti al Ventennio. Per non parlare dei blog dei militanti e delle sezioni. O forse, dopo la fine di Atreju è stata fatta repentina pulizia nelle stanze e nella rete?
La lettura dello scritto di Giorgia Meloni è illuminante, ma non convincente. Uno sforzo dialettico intenso per non entrare in contrasto con le parole di Fini, ma allo stesso tempo non deludere i tanti ‘agini’ che incontrandosi si chiamano camerati ed usano il saluto legionario, che ascoltando la Compagnia dell’anello (proprio ad Atreju) ostentano il saluto romano, che tra quaranta giorni festeggeranno con una cena l’86° anniversario della marcia su Roma, che presto saliranno sul pullman del pellegrinaggio per Predappio.
Uno sforzo titanico, ecco perché ben novantasei ore per partorirlo e pubblicarlo sul sito di AG. Ma più che un chiarimento, è parso un disperato tentativo di spostare l’attenzione su altri argomenti, di tenere quieti i militanti, di non indispettire le gerarchie del partito, mantenendo un buon equilibrio ministeriale.
Tanto disperato da costringerla ad invocare l’età anagrafica («siamo nati a ridosso degli anni ’80 e ’90»), trascurando però che se oggi i giovani di AG possono fare politica e manifestare il proprio pensiero, addirittura da posizioni di governo, lo devono anche a tanti uomini coraggiosi che nel dopoguerra hanno combattuto senza timore per conquistare agibilità nelle piazze e nelle aule, ai ragazzi della Giovane Italia che hanno difeso la memoria della RSI e dei suoi combattenti (proprio quelli che per Fini erano dalla parte sbagliata), come hanno fatto coraggiosamente, anche negli anni di piombo, i giovani del Fronte della Gioventù e del Fuan, anche loro nati ben dopo il fascismo. Un filo logico che – non più di sette mesi fa – la stessa Meloni evidenziava nella lettera spedita, all’indomani dell’adesione finiana ‘motu proprio’ al Pdl, ai dirigenti giovanili con l’intento di attutire l’ennesimo sconcerto dovuto alle prese di posizione dell’allora presidente di AN: «…consci che la nostra principale preoccupazione è quella di salvaguardare il patrimonio culturale, identitario e umano che Azione Giovani oggi e il Fronte della Gioventù ieri hanno incarnato nella loro storia».
Non sarà che questi giovani, annusato il potere e pressati dalle svolte degli ‘adulti’, si considerano più liberi, senza albero genealogico, figli di nessuno, eredi di nessuna storia?
In tanti, dopo le parole di Fini ed il signorsì dei colonnelli, si sarebbero aspettati dai giovani maggiore coraggio, maggiore anticonformismo, maggior disinteresse verso i compromessi della politica, maggiore coerenza, meno ipocrisia. E ancora confidano, affidandosi alle parole di Berto Ricci (fascista critico ed anticonformista, esempio di carattere e di coraggio civile, tanto da poter rappresentare un faro ed un vero mito per ogni coscienza giovane) che nel 1938 (in pieno fascismo, caro Fini) intimava di “finirla col miracolismo dell’uno che pensa per tutti. Bisogna muoversi, sapere sbagliare, sapere interessare il popolo all’intelligenza. C’è una libertà da conquistare, da guadagnare, da sudare; libertà come valore eterno, incancellabile, fondamentale”.
Infine, un suggerimento per il Ministro Meloni: per la prossima polemica, vista la sua passione per il cantante romano, suggerisco un altro brano di Califano: “La mia libertà”. In particolare queste parole: “Se non amo grido abbasso, anche se non mi è concesso… libertà che ho nelle vene, libertà che mi appartiene, libertà che è libertà”.

Faber

P. S. = Ho letto e riletto la lettera, poi mi sono accorto che mancava qualcosa. La frase di rito prima della firma con la quale il Presidente di AG usava chiudere le lettere ai dirigenti: “In alto i cuori”. Ma certo, che sbadato… sarebbe stata troppo fascista!!! Che noia…

30 pensiero su “Tutto il resto è noia, tranne la libertà”
  1. Io sono nato nel ’78, come faccio a definirmi antifascista? Il fascismo l’ho solo letto sui libri. Così come sono consapevole che, nel nome dell’anti-fascismo, ci siano stati 20.000 omicidi nel dopoguerra e siano stati ammazzati tantissimi giovani di destra negli anni settanta. Per quest’ultimo motivo, nel rispetto di Paolo di Nella o Sergio Ramelli, io non mi considererò mai anti-fascista. Sono un cittadino del terzo millennio, sono anti-totalitario.

  2. Matteoli chi? Quello che ha votato a favore dell’indulto contro la posizione ufficiale del suo Partito? Quindi in AN si può votare l’indulto che ha scarcerato migliaia di delinquenti ma se si tocca l’antifascismo…

    E per quanto riguarda il tempismo della Ministra …
    ”La Meloni ci dica qual e’ la linea di Azione Giovani”. Il presidente dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia, Daniele Nahum chiede al Ministro Meloni un chiarimento riguardo la lettera di Federico Iadicicco.
    Daniele Nahum, Presidente dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia, accoglie positivamente la lettera, pubblicata sul sito di Azione Giovani, dal Ministro delle Politiche Giovanili, Giorgia Meloni sulla polemica suscitata dalle dichiarazioni di esponenti di An in contrapposizione al presidente della Camera, Fini, riguardo il fascismo.

    Come diceva Garibaldi “Obbedisco!”

    Ed è veramente indecente il brano “c’è stato anche un antifascismo “militante” in nome del quale sono stati uccisi presunti fascisti e anche antifascisti”; spero non abbia più la faccia di presentarsi alla commemorazione per i “presunti fascisti” di Acca Larentia.

  3. Dice una bella canzone della Compagnia dell’Anello: non gettiamo alle ortiche per inseguire il potere la fede antica e le ragioni più vere. Lo hanno fatto.
    Da ex militante del Fuam all’universtità statale di Milano durante gli anni di piombo posso solo provare pena per la Meloni e di tutti i militanti di Ag (ce ne fosse uno che abbia restituito la tessera….).
    Complimenti per il sito
    Gianfredo Ruggiero, presidente Citcolo Excalibur-Varese

  4. A questo punto della questione, occorre risalire ai massimi sistemi. sarebbe d’obbligo chiedersi per quale ragione tanti giovani, senza alcuna speranza di una qualche carriera, nè di possibilità di lavoro non precario, nè di una raccomandazione per un posto di bidello o di un biglietto gratis per la partita, continuano a militare in quel partito, vanno ai convegni, ai meeting, ai raduni. Quale sorta di ambiguità intrinseca li spinge a partecipare? Passi per i vecchi rincoglioniti, persone che sono sempre state in quell’ ambiente per cui i rapporti interpersonali ( stabiliti in epoche ben più antiche della reggenza finiana) hanno sempre prevalso sulle valutazioni politiche ( ma chi ha la cultura sufficiente per comprendere certe cose? ). Passi per individui che han fatto gli anni cinquanta e sessanta, per i quali, coem dichiarato da qualcuno di recente…….Ma questi giovani da quale collante sono tenuti legati ad un ambiente così squallido, apertamente squallido, Dirigenti a parte ? Questo è il vero problema esistenziale. Giorgio Vitali

  5. Sono nato nel 1954. Fin da bambino a scuola mi hanno insegnato i valori di libertà, uguaglianza e giustizia sociale. Questi valori gli ho vissuti da ragazzo militando nella Giovane Italia, nel Fronte della Gioventù, nel MSI e nel FUAN. Per questo motivo venivo chiamato fascista. Ho perciò subito il “fascismo” degli antifascisti, la casa bruciata, le botte, il carcere. Tutte cose abbastanza normali a quei tempi per un militante missino. Mi considero fortunato rispetto a tanti miei coetanei che ci hanno rimesso la pelle. Ma non ricordo che ci fosse un antifascismo “buono” e uno “cattivo”. Il fronte era monolitico e andava dai gruppi extraparlamentari di sinistra ai liberali, passando per la DC e il PCI. I primi facevano il lavoro sporco, tutti gli altri avallavano con la loro viltà, il loro zelo, il loro silenzio. Questo l’antifascismo che io ho conosciuto: l’esatto contrario di libertà, uguaglianza, giustizia sociale.
    Il dr. Fini deve aver sicuramente passato la sua giovinezza in un altro paese, non in Italia.
    Ci attendiamo a breve che rinneghi anche i martiri missini degli anni’ 70, anche questi combattenti dalla parte sbagliata…

  6. Quando i persecutori cinesi diventeranno antimaoisti; quando i razzisti americani, sterminatori di indiani , smetteranno di autoincensarsi ; quando gli inglesi faranno ammenda di tutte le porcate nelle loro colonie; quando i comunisti si pentiranno di esserlo o di esserlo stati; quando la Chiesa, memore della santa inquisizione, diverrà anticattolica, e si potrebbe facilmente continuare…. be allora anche il sottoscritto diverrà antifascista e finiano.
    Per ora mi limito a sostenere che tutti hanno i loro scheletri nell’armadio e quindi a tutti , compresi ai fascisti, deve essere consentito di individuare nel fascismo la propria fonte di ispirazione politica ed il proprio riferimento ideale (nel bene si intende , e non nel male più o meno assoluto). Tutto il resto è noia e leccapiedismo.

  7. Sono un classe ’59 letteralmente schifato dal Fini Gianfranco: evidentemente la sete di potere e la scelta di “affratellarsi” pur di arrivare più in alto possibile (secondo la visione prettamente consumistica), gli consente di rinnegare agevolmente la propria stessa esistenza senza affogare nel proprio vomito. Perchè qui non si tratta di cambiare semplicemente opinione (cosa naturale ed in molti casi buona e giusta), ma di uccidere senza alcuna vergogna il padre e la madre……………..

  8. “In Italia per cinquant’anni si è sviluppato grazie al MSI ed alle sue organizzazioni giovanili il complesso fenomeno del neofascismo, che ha eletto deputati, senatori, parlamentari europei ma anche centinaia di sindaci, assessori e decine di migliaia di consiglieri che, ovunque e al prezzo di indicibili sacrifici, e della vita di numerosi militanti, hanno difeso con orgoglio, coraggio e senza equivoci, un grande patrimonio storico, politico, ideale e sociale, all’insegna del motto di Almirante: non rinnegare e non restaurare, lottare per la verità e per la giustizia.
    Un fenomeno intorno al quale si sono sviluppate negli anni migliaia di riviste, di giornali, di case editrici, di associazioni, che ha determinato al suo fianco la crescita di un’area culturale viva, vivace che ha contribuito, in maniera significativa ed incidente, ad impedire, in tutti i campi, che la cultura egemonizzante della sinistra trionfasse.”
    ”I maggiori beneficiari in termini politici e personali del neofascismo – afferma Bruno Esposito, dirigente nazionale de LA DESTRA, la formazione politica che fa capo a Francesco Storace – sono gli attuali dirigenti di Alleanza nazionale, primo fra tutti il presidente della Camera Gianfranco Fini.
    Che oggi Fini dichiari di essere antifascista, (un termine che ha avuto un significato ben preciso nel dopoguerra fino ad oggi) e che per sua affermazione la formazione politica che egli capeggia sia tale; al di là delle valutazioni che ciascuno possa fare sulla coerenza ed anche sull’ipocrisia di chi lo applaude, è un fatto importante rispetto al quale ciascuno, a destra, sappia come stanno le cose,al di là di ogni infingimento e cosa si debba fare se si vogliono difendere i valori della Destra italiana che Fini ed i suoi calpestano in modo così grave e definitivo”.
    Faccio mie le dichiarazioni sopra riportate dell’amico Bruno Esposito. Aggiungo: Se non tutti gli antifascisti furono democratici (come ha avuto la bontà di ricordare lo stesso fini, riferendosi a quegli antifascisti che erano tali per devozione al comunismo e all’Unione Sovietica), cosa significa, oggi, e sottolineo, oggi, essere antifascisti?
    Fin dal suo nascere il MSI riconobbe la validità del metodo democratico nella lotta politica. Chi ha militato come il sottoscritto, per quasi 50 anni nel MSI prima e in AN fino all’anno scorso, facendo politica tra il popolo e per il popolo, ha riconosciuto e praticato la democrazia (senza retropensieri e senza camuffamenti), ha il diritto di dirsi e di essere considerato democratico, senza bisogno di ulteriori “sdoganamenti” o abiure o peggio di tramutarsi in storico o in storiografo (ad ognuno il suo mestiere!). E poi non fummo certo noi a dare a una mozione congressuale il titolo “IL MSI: FASCISMO DEL 2000, ma un certo gianfranco fini, in arte presidente della camera (le minuscole sono volute).
    Aldo Rovito.
    Portavoce Provinciale de La Destra
    Consigliere Comunale

  9. Grazie per il tuo sito caro Faber.
    E’ che oramai non importa più nulla nè agli italiani nè a tanti militanti “aennini”, approdati da poco alle rive del disciogliendo partito, dei valori che hanno pervaso gli anni settanta e i decenni successivi. Chi soffre è , ma solo in parte, la generazione che ha vissuto lo scontro con l’antifascismo e l’impatto devastante con l’omertà dei partiti dell’arco costituzionale.
    Non disturbate il manovratore…… sembra l’idea dominante. Agli italiani non importa più nulla se non del proprio agio o disagio quotidiano. Ai leader della ex casa delle libertà, non importa più nulla dei propri partiti e di quanti in essi hanno militato, a volte con lacrime , a volte ,tragicamente, con il sangue.
    Milena

  10. MI riconosco nelle parole di Mario Bortoluzzi. Anch’io classe ’54 ho vissuto la militanza dalla Giovane Italia al FdG con le persecuzioni nel nome dell’antifascismo militante.
    La storia ci ricorda che ll 25 Luglio del ’43 i gerarchi fascisti hanno comunque avuto il coraggio di sconfessare Mussolini (subendone le conseguenze). I gerarchi di AN si accodano al loro ducetto perchè sono legati alla propria poltrona e non sono disposti a subire le conseguenze dell’ira del padrone.
    In AN tutto tace. Non si litiga perchè non si discute più, altro che democrazia e libertà! Dirigenti giovani e anziani sono incollati alla propria poltrona, tutti mugugnano, nessuno ha il coraggio di alzare la testa.
    Coerenza e Onore, valori ed esempio dei giovani della RSI che ci hanno confortato nell’attraversare i momenti più difficili nella nostra militanza giovanile, sono stati sostituiti dai bassi interessi di bottega dei grandi e dei piccoli gerarchetti di provincia.
    Da quando stò in AN il 28 ottobre abbondano le cene, con camicie nere, fasci e fez, piene di dirigenti di AN: è come se i vescovi e i parroci partecipassero alle messe sataniche! Grazie al cielo è finita, AN scompare e, come ricorda Faber … meno male che Silvio c’è! … Pazzesco!
    Roberto Aledda

  11. La parabola storica del Fascismo si è conclusa nel 1945 e tutto quello che ne è seguito è, comunque, altra cosa. Detto questo non nego che nei decenni trascorsi da quella data ci possano essere state forme di nostalgismo e reducismo probabilmente finalizzate anche a velleitarie ed anacronistiche “restaurazioni”, ma il Fascismo finisce definitivamente con la morte di Benito Mussolini al quale non sopravvivono eredi designati. Il vero problema degli anni immediatamente seguenti alla caduta del Fascismo, quelli della guerra civile strisciante intendo, gli anni dei massacri taciuti e delle stragi di stato che si protrassero in Italia almeno fino all’omicidio di Paolo di Nella, quegli anni dicevo non videro come protagoniosti i nostalgici del Fascismo o i sedicenti neofascisti bensì i nostalgici crimanali del neo-antifascismo, quel neo-antifascismo che impersonificava le paure subconscie di gran parte della società borghese e che diventava elemento indispensabile alla nascita della teoria degli opposti estremismi grazie alla quale il sistema potè sopravvivere a se stesso allagando di sangue il nostro paese; potremmo qui discutere se quel sistema sia lo stesso che mantiene in mano i gangli del potere oggi, ma questo è un altro capitolo da affrontare in un prossimo futuro.
    Questo antifascismo del dopoguerra, costruzione artificiale e funzionale alla stabilizzazione di scenari internazionali piuttosto che italiani e che io chiamo neo-antifascismo, nessuno può realmente pensare che incarni valori di Libertà, né di qualsivoglia altro tipo; in verità credo che nessuna logica “anti” possa incarnare valori duraturi in quanto focalizzata su un nemico e di conseguenza sterile, incapace di procreare pulsioni, elaborazioni e moti dell’animo duraturi; ma in particolare questo neo-antiqualcosa ha rappresentato solo un escamotage funzionale alla prosecuzione di un sistema di potere che non mi ha rappresentato in passato, che certamente non ha rappresentato nessuno della mia generazione realmente impegnato – sotto qualsiasi bandiera – nel sociale e nella politica e che altrettanto certamente non fu in grado motu proprio di trasformarsi in altro da se. Cercare oggi di contrabbandarlo incubatore di valori è una operazione antistorica e che quindi rifiuto a priori, che non porta da nessuna parte e che serve solo a creare contraddizioni, distinguo e nuove barricate; un’operazione dal respiro corto e funzionale solo ad una ennesima resa dei conti interna. Per quanto mi riguarda dico solo: no grazie, abbiamo già dato! D’altra parte l’antifascismo storico non è un super-valore e, che piaccia o no, anch’esso finisce nello stesso istante in cui muore Mussolini. Che poi gli antifascisti, quelli veri, quelli storicizzati, fossero portatori di valori in quanto categoria e non in quanto singoli, valori quali quelli ricordati da Fini per intenderci, è certamente possibile ma allo stesso tempo opinabile, a meno che non ci sia qualcuno che veramente pensi oggi di reincarnare il “miracolismo dell’uno che pensa per tutti” così bene descritto da Ricci e altrettanto bene ricordato dal nostro ospite Faber nel suo pezzo.
    Un ultimo cenno su Federico: ammiro il suo coraggio e la sua generosità certo come sono che alle volte nella vita si possa e si debba anche fare ciò che non conviene pur di restare coerenti con se stessi. C’è comunque un limite, invalicabile, oltre al quale specie se abbiamo responsabilità che esulano quelle verso solo noi stessi non è consentito andare, questo limite è rappresentato dall’imperativo di non fare mai il gioco di nessuno dei nostri tanti avversari, interni ed esterni. Se cadiamo in questo errore, coraggio e generosità vengono annacquate da una ondata di ingenuità imperdonabile. Se non superiamo il limite dobbiamo “solo” essere pronti a pagare di persona per le nostre idee con il sorriso sulle labbra, se lo superiamo rischiamo di essere perdonati ma al tempo stesso seppelliti dalle risate di chi non ci ama.

    Giuseppe Pezzotti

  12. le cene e i “pellegrinaggi” il 28 ottobre, i raduni provinciali e locali tra Camerati, i campi comunitari ecc ecc …. Tutto questo continuerà, niente ci fermerà ! Altra cosa positiva è che i pochi che erano andati col partitino ladestra, ora stanno tornando alla casa del Padre…..
    Se il presidente della Camera è oggi un antifascista di nome e di fatto, non vuol dire che i ragazzi di A.G. debbano prostrarsi ad esso….. Finora non esiste un Militante che abbia detto “Io sono d’accordo con Fini” …… Per il semplice fatto che Fini non conta più nulla!
    La Russa è il reggente di A.N. , Alemanno il sindaco di Roma , Presidente dei Circoli Nuova Italia e Capo della Destra Sociale, la Meloni Ministro della Gioventu’ ed è quindi chiaro che Fini non è nè formalmente , nè sostanzialmente un punto di riferimento per i giovani di A.G. ….
    Anzi paradossalmente è utile Fini! Fini fà capire tutto ciò che un giovane di A.G. , NON deve mai essere …… Tutto il resto è noia……
    A NOI

  13. Basta!!!!!!!!!!!! ci mancava solo questa insignificante ragazzina a tentare di darci lezioni.
    Ho un’età che fa si che sia stato iscritto alla Giovane Italia e via di seguito, ho messo in campo con grande orgoglio e ancora me ne vanto tutta la mia gioventù e anche questo ha fatto si questa signorina impertinente si potesse sedere prima sugli scranni della Camera dei Deputati e poi addiritura in quelli di Ministro di questa Repubblica(anche se mi pare non con grandi risultati finora) ho visto tanti camerati morire e anche di questo si sono avvantaggiati lei e il suo ineffabile presidente della camera anche se stanno sputando addosso a questi morti.
    Tutti noi, checchè ne pensi lei e l’antifascista Fini, ci siamo battuti perchè credevamo in un mondo migliore, in qualcosa di meglio della società di allora e speravamo di formare una società certamente diversa da quella attuale, orgogliosa di essere Italiana, per formare uno stato non prono al capitalismo ma uno stato sociale in cui ciò che in questi giorni accade per Alitalia non accadesse mai, auspicavamo qualcosa di meglio di quello che lo stato antifascista e resistenziale ci ha regalato, auspicavamo qualcosa di più e di meglio che entrare nel PPE e del annullarci nel PDL, speravamo in una società migliore di quella che voi ci state regalando, ci ispiravamo al FASCISMO è vero e non ci vergognamo anzi ne siamo orgogliosi perchè il FASCISMO pur i tanti errori che ha commesso proponeva una qualcosa di meglioe di più di quello che voi ipotizzate. Lo stato sociale che voi con tanto impegno cercate di smantellare viene dal Fascismo. Perciò basta non accettiamo più lezioni da da nessuno siano essi presidenti della camara, ministri, sindaci vari noi restiamo orgogliosi del nostro passato perchè siamo,come diceva un nostro slogan, nostalgici dell’ avvenire e ricordatevi che non ha un avvenire un popolo che rinnega il suo passato si rischia di avere un popolo che senza radici e a noi questo non piace le nostre radici ci sono e ne andiamo orgogliosi, se voi preferite lo stato antifascista tenetevelo e buon pro vi faccia. Comunque ora e sempre in alto i cuori.

  14. @Identitario
    “Tutto questo continuerà, niente ci fermerà ! Altra cosa positiva è che i pochi che erano andati col partitino ladestra, ora stanno tornando alla casa del Padre…..”

    pochi di quei pochi torneranno indietro e non saranno certo i migliori!

  15. Ciò che traspare maggiormente da tutte la dichiarazioni rese dai colonnelli di fini è la mancanza di coraggio e di onestà: non ci voleva molto a dire ” Il Fascismo, come tutte le cose, ha avuto i suoi lati positivi e quelli negativi. Quelli negativi sono già stati condannati ampiamente, già nei suoi primi anni di vita, dal MSI.”
    Invece ci si è arrampicati sugli specchi, tirando in ballo alibi storici e anagrafici.
    Grazie tante, vorremmo tutti che la diatriba fascismo antifascismo fosse affidata al giudizio sereno degli studiosi, ma in Italia questo non si è potuto fare: dapprima perchè una parte politica si è impadronita degli avvenimenti di quel periodo e ha steso sopra di loro una coltre di disinformazione, di paura, di intimidazione e gli storici, quelli onesti, si son guardati bene dall’infognarsi in pericolose polemiche, ad eccezione di De Felice e dei suoi (pochi) allievi, che si sono beccati subito, come minimo, l’accusa di essere revisionisti. Tutti gli altri, allineati e coperti, non hanno fatto altro che cantare in coro le canzoncine che il pci e compagnia bella dicevano loro di cantare.
    Poi perchè ancora oggi esiste un tabù impossibile da violare :” la resistenza non si tocca”.
    Basta vedere Pansa che ha rinunciato a presentare i propri libri per garantire l’incolumità dei propri estimatori messa a repentaglio dai blitz dei soliti “democratici”, il quale Pansa poi non ha fatto altro che scoprire l’acqua calda, ciò che già sapevamo tutti: che la tragedia della guerra civile è stata provocata,in buona misura, dall’atteggiamento del nostro monarca; che se esistevano formazioni partigiane che lottavano per la libertà, la maggior parte di esse combatteva per passare da un regime autoritario ad un regime totalitario e sanguinario; che molti attentati partigiani avevano scarsissimo rilievo militare ma in compenso originavano feroci rappresaglie che alienavano il favore della gente al regime, in una strategia culminata nell’ignobile comportamento di Togliatti nei confronti dei nostri soldati prigionieri in russia; che molti omicidi di soldati e ausiliarie della RSI non furono vendetta popolare, ma sistematica eliminazione di militari che avrebbero imbracciato le armi per impedire l’avvento del comunismo.
    Tutti fatti inoppugnabili e storicamente provati, ma nessuno da ad essi il giusto rilievo: ergo tocca a chi non fa lo storico di professione ergersi a difensore della verità e della correttezza, venendo immediatamente bollato come fascista: bontà loro, almeno essendo fascista non potrò mai essere antifascista!

  16. Faber, “Non sarà che questi giovani, annusato il potere e pressati dalle svolte degli ‘adulti’, si considerano più liberi, senza albero genealogico, figli di nessuno, eredi di nessuna storia?” In parte ci sarà anche questo. Ed è corretto anche chiedere un chiarimento sulla posizione di Azione Giovani rispetto a fascismo e Repubblica Sociale, e anche ricordare chi ha difeso la memoria dei giovani dell’Rsi.
    Ma se vuoi il parere di un non militante, secondo me la mossa di Giorgia Meloni non è un semplice diversivo. Fatti salvi certi equilibrismi, io ci vedo l’emergere prepotente della realtà odierna. Una realtà frutto se vuoi di decenni di rimozioni (rimosso il fascismo, rimossi gli orrori della resistenza), ma che volenti o nolenti si fa beffe della dialettica tra fascismo e antifascismo.
    Peraltro, di fronte ai giovani è una sinistra palesemente a corto di idee ad avvantaggiarsi dalla riproposizione a oltranza di questo schema superato dalla storia, e la Meloni lo ha capito.
    Infine: personalmente, io spero che il PdL aiuti a costruire ciò che l’antifascismo storicamente non ha voluto costruire: un’idea di patria, di onore, di pietas. Non è forse questa l’eredità che la destra ha il compito di conservare?

  17. ..durante una commemorazione di camerati asssinati dai partigiani in provincia di Ancona, un vecchio camerata mi disse…non essere triste il testimone e’ gia’ passato tra migliaia di mani e finche’ uno solo di noi sara’ ancora vivo, il nostro credo non morira’ mai…
    abbiamo resistito a tutto: agli angloamericani ai partigiani ai vigliacchi degli anni settanta alle leggi speciali a repressioni di ogni tipo a scissioni a tradimenti… sopravviveremo di certo anche alla Meloni, La Russa, Matteoli, al genero di Rauti e al Presidente della Camera

  18. Effettivamente c’è in aria odore di confusione.
    quando la fusione nel nuovo partito del PdL sarà completata avremo più chiare le idee e potremo decidere se dedicarci ancora alla politica o comprarci una canna da pesca (o fare altro).
    Però, qualcosa mi dice che Fini abbia visto giusto e ci sta proiettando verso un nuovo modo di fare politica che coronerà un processo politico lunghissimo, quello di abbattere la partitocrazia e creare due grandi schieramenti che si confrontano sulla base di progetti concreti.
    Fini ha sempre ispirato fiducia e credo che meriti ancora fiducia.
    Non vorra certamente bruciare in un attimo una vita dedicata alla politica, dovremmo aspettare e vedere, sono certo che non rimarremo delusi.

  19. Qualcosa mi dice che Fini è lo stesso individuo che arrivò quinto alle elezioni di segretario nazionale del FdG e ugualmente accettò, in barba ad ogni principio democratico, di essere messo al primo posto da Almirante sulla base di regole di uno statuto ugualmente antidemocratico.
    Nessuna confusione. La sua “carrriera” nasce così. Roba da “furbetti del quartierino”.
    E così ha continuato per tutti gli anni successivi. In bilico fra Le Pen e frequentazioni serbonazionaliste il dr. Fini ci ha abituato alle abiure più rivoltanti. Rivoltanti beninteso per persone con un minimo di senso dell’onore. Mica per lui.
    Pochi anni fa voleva il “fascismo del 2000”, oggi è antifascista, domani, chissà, se il vento dovesse cambiare, diventerà filonazista o seguace di qualche santone indiano oppure ci spiegherà che è sempre stato zoroastriano.
    In questa attesa messianica sulle scelte future del “Capo che tutto sa e tutto vede” possiamo individuare il vero mito incapacitante della Destra italiana, orfana del Duce prima e di Giorgio Almirante poi, punta ancora le sue carte su questo Signor Nessuno nonostante gli ultimi cinque anni del dopo Fiuggi ci abbiano regalato tutta la cloaca possibile ed immaginabile…

  20. La lettera della ministra.
    Anima e pensiero ci fanno uomini.
    E come gli uomini che ignorano la propria storia e il proprio sangue sentono e soffrono tutta la limitatezza di quella condizione, anche le idee non possono vivere nell’angustia del presente, per quanto fortunato, e nella velleità del futuro, non importa quanto promettente.
    Ecco perché la risposta del ministro Meloni allo sdegno provocato dal suo capo semplicemente non sta in piedi.
    La signora, più scaltramente e più infidamente di Fini, non rinnega! Fa di peggio!
    Anche nell’infedeltà è richiesta una certa gagliardia; nel tradimento c’è, quantomeno, una presa di posizione; a Fini, che fa dichiarazioni blasfeme, va riconosciuta comunque la capacità di esporsi.
    La ministra invece non rinnega, non disconosce, non sconfessa apertamente quelle idee alle quali fino a poco tempo fa aveva completamente aderito, ma se ne allontana, se ne disinteressa, le ignora.
    Al loro posto le ragioni del successo presente che tutto dovrebbero spiegare e tutto coprire.
    Un successo ufficialmente senza passato e senza idee.
    Annullata, o meglio accantonata la nostra tradizione culturale e politica, alla signora rimane la democrazia, la libertà, l’uguaglianza.
    La ministra non si distingue da una pannelliana di antico corso e come una pannelliana fa mostra di una retorica inutile e consumatissima con la quale non credo si possa costruire un futuro, ma certo si può demolire un partito.
    Una destra libertaria, liberale e liberista, in ginocchio difronte a tutti gli idoli moderni già c’è e Berlusconi la rappresenta e la interpreta egregiamente, a tratti genialmente, mostrando un carisma e una personalità che il buon Dio proprio non ha donato al capo della signora ministra il quale, di AN, ha fatto l’insulsa, pallida copia del partito dell’eterno presente.
    Fini, incapace di interpretare il passato lo rinnega, la Meloni lo ignora.
    Per Fini è male, per la Meloni noia.
    I due hanno quasi il medesimo spessore, ma tra i due preferisco chi, arrogante e spavaldo, ha avuto il coraggio, malato e tossico, del tradimento.
    Fini si è esposto, la Meloni non ha trovato nemmeno quell’ultima, estrema dignità.
    Dante quelli come lei li ha condannati in una riga: ‘a Dio spiacenti e a’ i nemici sui’.
    Con nessuno il poeta fu più sprezzante!
    http://www.forzanuova.org

  21. La questione revisionista sollevata dagli storici da ormai molti anni (da De Felice in poi), e la questione dell’antifascismo come valore politico-istituzionale e paradigma storico da conservare nella società, come riproposto da Gianfranco Fini, sono due elementi che s’intrecciano. Non c’è nessun tentativo di riabilitazione della dittatura mussoliniana nell’equidistanza tra fascismo ed antifascismo. Quando Fini dice che “Bisogna che la destra faccia propri i valori dell’antifascismo come principio della democrazia, ma non tutti gli antifascisti sono democratici” esprime il punto di vista di chi guarda alla storia ufficiale del periodo ’43-’45 e alla storiografia resistenziale del dopoguerra come ad un’interpretazione unilaterale e deformante della realtà. La verità storica che smaschera la verità ufficiale ci impone una riconsiderazione del ruolo e della funzione sinceramente democratica del comunismo italiano e del Pci: essere “partigiani della pace” per più di sessant’anni, accusando la negazione delle libertà al fascismo di Mussolini, quando la cultura democratico-antifascista egemone ha sempre applicato il principio della squalificazione morale e civile dell’avversario, ha posto su piani diversi antifascismo ed anticomunismo ed ha strizzato un occhio compiacente al comunismo italiano. Un partito di intellettuali rivoluzionari di professione che impone ai propri militanti una lunga e dura battaglia di posizione per la conquista della cittadella, sostituendosi ad ogni “divinità ed imperativo categorico”. Sono state queste le basi dalle quali si è criticato il fascismo. Sono state queste le basi dell’antifascismo e della democrazia italiana, e sulle quali sino ai giorni nostri si è inneggiato alla libertà dell’individuo! Se come democrazia non comprendiamo nella nostra coscienza storica e politica l’equiparazione antifascismo/anticomunismo, ignoreremo che la tentazione totalitaria del Novecento ha un parto gemellare che ha caratterizzato soprattutto la matrici ideologiche della cultura politica in Italia influenzandone l’intera classe intellettuale e vasti settori della società. Se inneggiamo alla Resistenza politica, civile e militare, ed alla Carta Costituzionale come il suo prodotto e come nostro punto di riferimento per la conquista delle libertà, dobbiamo imparare a rivolgere lo sguardo al passato e saper riconoscere e rifiutare i nostri principi costitutivi: “ideocrazia” e “partito” come sostitutivi e soffocatori dell’identità nazionale e della Patria e dell’individuo. Combattiamo le dittature e difendiamo le libertà? Dobbiamo chiederci: da che parte combattiamo ed abbiamo combattuto? Da parte di chi si batte contro le democrazie liberali come gli Stati Uniti, Gran Bretagna ed Israele per fare i “partigiani della pace” dell’Islam o dei dittatorelli rossi? Dalla parte di chi ha alzato le barricate nelle fabbriche contro chi non scioperava, o nelle università contro gli studenti di destra, contro il Papa? Od anche dalla parte di chi si batte contro la “gente comune” che sceglie di parlare la politica col proprio linguaggio scorretto e dopo molti anni muta il proprio voto? Si falsifica la storia. Nessuno vuol recitare una parte nel “sangue dei vinti”. Non credo che una “Norimberga del Comunismo” possa servire a molto ma penso che se vogliamo continuare sul cammino delle libertà dovremo volgerci dentro di noi e dietro a noi.
    Questo io affermo. Antifascismo come valore ideal-politico comune nella nostra compagine nazionale e nel nostro consorzio politico. Antifascismo che sia anticomunismo. Elementi indispensabili per la costruzione di una destra moderna che si basi sui fondamenti di identità nazionale, trdizione, autogoverno politico, libertà civili, comunitarismo vs globalizzazione.

  22. Colgo l’occasione per dire GRAZIE a Mario Bortoluzzi per le immense emozioni che ha saputo dare per anni ad una intera comunità umana grazie alla Compagnia dell’Anello. GRAZIE GRAZIE GRAZIE.
    per quanto riguarda le dichiarazioni di Fini sono talmente disgustato che mi permetto solo di riportare quanto dichiarato da Rainaldo Graziani, fondatore della Guardia d’Onore per benito Mussolini.
    “Fini non ha tradito perchè non ha mai creduto in niente”.
    Ribadisco che Fini arrivò quinto alle elezioni del Fronte della gioventù, mentre primo fu marco Tarchi. Mi chiedo: come sarebbe cambiata la storia se Tarchi avesse preso in mano le redini del Fronte?
    Il sig. Fini venne messo letteralmente di imperio alla guida del Fronte da Almirante, con una mossa rivoltante. Inutile dire che all’inizio quando venne palesata a Fini la possibilità dell’indegno ribaltone in spregio alla regolare vittoria di Tarchi rispose “Ma no…figuriamoci..non lo farei mai”. Il giorno dopo era già il segretario del Fdg, proclamandosi a tutti gli effetti il delfino di Almirante.
    Credo che in questo momento più che mai debba levarsi alta la voce di chi come Mario Bortoluzzi rappresenta un faro, un punto di riferimento nella nostra Comunità umana in un momento in cui si sta minando alla base l’identità della stessa e l’Onore dei Camerati. Eja.
    Avv. Federico Donegatti

  23. Noto con piacere in questo sito commenti molto interessanti e arguti. Noto anche che Fini ha fatto arrabbiare un po’ tutti. Io sono stato educato da mio padre ai valori della correttezza, dell’onestà, delle capacità individuali per emergere, nel rispetto delle gerarchie, rispetto dell’esperienza e per chi chi ha vissuto prima di me, rispetto dei deboli, anziani, bambini, disabili, nel valore del lavoro. Mi ha insegnato che la dignità e l’onore sono le cose più importanti dell’essere umano. A non capestare quelli degli altri. Quando perdi quelli che vivi a fare. L’orgoglio, la gelosia, l’invidia sono cazzate da deboli, ma un uomo o un donna senza dignità è niente. E non li ho mai calpestati o mai permesso di calpestare neppure nei paracadusti, a nessuno dei miei camerati. Ma dove avrà mai imparato lui questi valori e principi che è della classe 1924. Lui che ha combatutto nel battaglione San Marco ed è finito a Grafenwohr nel campo di addestramento dei tedeschi in Germania e fu poi distaccato in Liguria. Praticamente uno di quelli del libro di Pansa “I figli dell’aquila”, che ha potuto conferamre essere tutta verità. Una delle poche volte. Mio padre e tutti gli altri non scapparono sulle montagne, non andarono in Germania per convinzione, ma soltanto per dovere. Quando proposero a tutti quelli del suo contingente (si trovava a Vercelli credo) di rimanere in Italia come “repubblichini”, altrimenti sarebbero finiti in Germania sotto i tedeschi, nessuno, dico nessuno, alzò la mano e uscì dalle fila. Finirono tutti in Germania. Erano seicentomila lassù. Possibile che tutti fossero cresciuti con valori criminali, o illiberali, o di quanto peggio ci fosse a questo mondo. Alla fine della guerra gli rifiutarono il congedo della Repubblica, per il fatto di non aver fatto la guerra da quella parte. Così partiva la nostra Repubblica nei confronti di chi non aveva tradito. Allora io dico, perchè non facciamo un elenco dei valori che nel del dopo 1945 hanno contraddistinto tutta la nostra politica, fino ad oggi? Dal tradimento in poi ci sarebbe veramente da innorridire. In quanto a Fini chiedo a tutti: “Perchè prendersela tanto, per uno che non ha mai creduto in niente se non ai suoi interessi particolari?… Ma cosa ha mai avuto da spartire col Duce uno così? Scusatemi se qualcuno si offenderà ma Mussolini lo avrebbe preso a calci nel culo un giorno sì e uno sì un fighetto come quello, che quando si sistemava la cravatta si puliva le mani. Uuuhm…!Che rabbia.

  24. @Forza Nuova – @ladestracalolzio

    Capisco l’esigenza di promuovere il movimento di appartenenza, mi sembra però difficile che si possa esprimere un’opinione all’interno di un BLOG a nome di un’intera comunità politica. Nessun intento di censura (tanto che entrambi i commenti sono pubblicati, compresi i link di riferimento…), ma forse in questi casi – se si preferisce non firmare col proprio nome – è comunque meglio un bel nick di fantasia. Altrimenti, si rischia anche di perdere forza, facendo scambiare le proprie opinioni come uno sterile strumento di propaganda.

  25. Anche per me la politica attiva si è fermata agli anni ’70 in occasione di uno dei, purtroppo numerosi, eventi simili a questa deriva di valori. Non partecipo solitamente a Blog o Forum, ma qui mi sembra si tenti di ragionare pacatamente e serenamente come i forti sanno fare.

    Come hanno già detto in molti, non so con quale coraggio si specchiano ogni mattina dopo aver calpestato tutto ciò che loro stessi hanno sostenuto in passato, quindi la loro stessa dignità.
    Occorre però tenere i nervi saldi, come ci hanno insegnato i nostri padri, e come loro stringere le fila tra chi mantiene intatti i princìpi di una vita senza perdere la fiducia. Viviamo in un periodo che sarà ricordato come oscuro nella Storia, ma passerà anche questo, ed il giudizio sarà impietoso.

  26. Raggruppamento “ONORE e FEDELTA'” Alba-Langhe- Roero

    Troppi i mali che ci affliggono, troppe le ipocrisie che ci circondano, un essudato neoplasico si propaga all’interno dell’ordine, metastasi vigliacche tentano di aggredirci, il movimento è annichilito incapace di reagire alle propaggini virali e purulente della decomposizione democratica, agenti patogeni si annidano tentando di annullare l’anelito che in un unico afflato ci esorta a mantenere le posizioni, ad ergerci sulle rovine, a porci come falange di potenza affratellati in un’unica volontà di aristocratica proiezione metafisica, solo elevando un inno alla morte come unica istanza di vita vera ed eroica sull’unico labaro che ancora si eleva dal nostro spirito ritroviamo l’Uomo Nuovo immerso amnioticamente in ciò che è una Nuova Era, per un anti-europa, potenziale Europa Nazione, rispolveriamo gli antichi vessilli dell’anti-democrazia, urliamo dal profondo del nostro essere il nostro atto anti-sistemico, riscattiamo l’Onore dei nostri padri che seppero immolarsi al vergognoso obbrobrio di un 8 Settembre di vile inganno e vigliacca traditrice memoria, rivitalizziamo l’imperituro ricordo di coloro che con eroico ed estremo sacrificio tennero fede agli dei della Tradizione e della Fedeltà. La profanazione liberal-materialista ha ormai pervaso i gangli vitali dell’azione apolitica, ma nuove Idee-Forza si stagliano al crepuscolo, l’alba di una nuova – ancestrale potenza si schiude silenziosamente nelle nuove formazioni di un legionarismo ancora in embrione, azione e forma si stanno plasmando, un nuovo Ordine si sta ricomponendo, la Comunità è in atto, l’eclisse epocale ha raggiunto il suo zenit, i “figli di un dio minore”, muovono la stella della nuova solarità, apocalittiche visioni si pongono sulla via di chi Osa, un glorioso domani ritorna al nostro spirito, un radioso futuro echeggia al suono cadenzato del nostro procedere, antichi manipoli marciano al nostro fianco, antiche legioni echeggiano nei nostri pensieri d’azione, idee senza parole urlano nei meandri della nostra possente animicità, forme-azione di esperienze vissute si uniscono osmoticamente in una visione ideale, sintesi di un Cameratismo affratellante. Sappiate distinguere Camerati, sappiate discernere, non ci faremo fagocitare, omologare, annullare, Noi siamo la Fiamma di un nuovo Ordine, l’anti-parlamentarismo, l’anti-ipocrisia sistemica, l’atto esistenziale che nega il non senso del sopravvivere nell’atomizzazione frammentaria dei poteri plutocratici di questa Italia di italioti, 2008 riscattiamo il suolo di questa nostra Patria ormai preda dell’orda capital-marxista, ricompattiamo le nostre Milizie, rifondiamo la nostra Comunità di Fede, di Destino, di Religione, rispolveriamo la nostra sacerdotalità-guerriera, e come avanguardia di nuova Civiltà, rifondiamo l’antica Cultura base del nuovo Milite della Tradizione. Nessun atto di compromesso, nessun atto di dialogo, nessuna alchimia di apparentamenti veri o fittizi. Camerati è giunto il momento di una lunga veglia, attenti alle nostre retroguardie, attenti a coloro che si ergono a paladini del movimento, noi siamo il Movimento, noi siamo i portatori di quell’arditismo che mai fu pura teoria, ma idea che si trasfonde in azione comunitaria. Noi siamo la nuova istanza di quell’oscura e misteriosa mistica di sangue e di suolo che nella Comunità di Destino si esprime nella propria Volontà di Potenza nell’eroicità del gesto-azione, e tutto ciò è “FASCISMO”, perché noi siamo la nuova era che pone nell’humus del passato un presente che protende i propri rami nel cielo di una limpida dimensione esistenziale, Milizia Legionaria Fascista, perché noi siamo ciò che siamo! Ricordando con imperitura memoria i Gloriosi ed Eroici caduti della nostra R.S.I., al nostro DUCE.
    MEMENTO AUDERE SEMPER
    Con fede cameratesca e fascista
    Armando CASATI

  27. E bravo il nostro Armando Casati.
    Dalle parole all’azione. Io ho cominciato il 30 novembre 1990 autodenunciatndomi al C.S.M e dichiarandomi fuorilegge. Leggo sul vostro sito che un sacco di italiani (ma lo sono veramente?) sono incazzati “neri”. Vadano sul mio sito in allestimento dove c’è il documento incriminato. Troveranno il coraggio di fare altrettanto? O molti di loro – chi per un motivo chi per un altro – ha qualche scheletrino nell’armadio?
    Una cordiale stretta di mano da un ragazzaccio ottantenne che porta nella memoria e nella carne “il sangue dei vinti”.

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