L’uscita dal Fli di Urso e Ronchi (per dipanare i dubbi, diciamolo, non incarnano propriamente il mio ideale di militante politico) rende sempre più attuale un’allegoria che ho utilizzato mesi fa, quando, paragonando Gianfry al reverendo Jim Jones, ricordavo come questo santone, in preda ad un raptus di onnipotenza nei confronti dei suoi discepoli, portò al suicidio l’intera setta “Il Tempio del popolo”, oggi ben rappresentata in questa analogia da “Futuro e libertà”.
I finiani ‘poltronizzati’ partirono in 46 (36 deputati e 10 senatori) e, scivolone dopo scivolone, sono rimasti in 32, tanto per tracciare un bilancio parlamentare dell’operazione ‘bocchiniana’ e generosamente tacendo dei loro risultati elettorali. Un andamento in perfetta linea con il solco tracciato dal loro leader, che, con una discreta capacità oratoria, illimitata spregiudicatezza e ben accucciato all’ombra di Silvio, era finora riuscito a camuffare le molteplici fallimentari scelte politiche (elefantino, referendum, predellino, per ricordarne alcune) e le innumerevoli capriole (immigrazione, fascismo, diritto alla vita ecc).
Che lo sbandamento nelle fila finiane sia intenso è facile intuirlo leggendo “Il futurista”, che, perso per strada l’ideologo preferito da Fini, Alessandro Campi, esprime on line il meglio del ‘finipensiero’, con Filippo Rossi nei panni del ventriloquo di fiducia. Costui, dopo aver fotografato il Fli incensando adeguatamente il suo mentore (“Non tutti sono all’altezza del loro condottiero”), temeraria esemplificazione della lotta al modello di partito personalmonarchico tipo Pdl (Partito del leader), ed aver definito i due ‘ex’ come “cavalli di Troia” protesi a ”distruggere il Fli ed il suo leader”, getta il cuore oltre l’ostacolo come un ardito, formulando una proposta che rischia di non intaccare i pensieri dei 32 ‘resistenti’: “Solo uscendo definitivamente dal palazzo, solo ricominciando da zero, Futuro e libertà riuscirà a parlare a quegli italiani che stanno chiedendo uno scatto in avanti, un punto e a capo.”
Non pago dell’afflato incalza, chiarendo a quali italiani si rivolge: “Scambiare Fli con la prosecuzione diretta del Movimento sociale italiano e di Alleanza nazionale significa, molto semplicemente, non aver capito nulla di quello che Gianfranco Fini ha detto e fatto in questi ultimi anni”. Peccato che il numero degli stolti stia aumentando giorno dopo giorno, senza che ancora sia evidente quale percorso voglia rappresentare il Fli. Un clima talmente disperato da generare un inascoltato appello, sempre dalle colonne de “Il Futurista”, rivolto “ai dipietristi come Luigi De Magistris e Pancho Pardi” affinché “…accarezzino l’idea futurista della politica… la costruzione di un nuovo patriottismo repubblicano”, forse preparando il terreno ad alcune scorie finiane che lì troveranno il loro prossimo naturale approdo. Un evidente fallimento per il tanto sbandierato progetto innovativo di una “destra repubblicana, moderna ed europea”, presumibilmente contrapposta ad una monarchica, démodé ed africana. Un triste epilogo annunciato per tanti che hanno sguazzato a destra, raccogliendo più onori che oneri.
Uno solo, in questo miserevole marasma, sembra ispirarsi ad un sonoro ‘me ne frego’ (unica concessione al Ventennio, dopo anni di ripulitura da incrostazioni neofasciste). Il reverendo Gianfry Jim Jones, silenziosamente ben accomodato nella poltrona di Montecitorio e nel divano di Montecarlo.

6 pensiero su “Gianfry se ne frega!!!”
  1. Complimenti, in poche righe hai fatto un sunto del “modello” Fini che sta facendo i fini che si merita…

  2. Quando penso a Mirko Tremaglia che è andato sul palco ad abbracciarlo butto via la testa.
    E Roberto Menia ????

  3. COMPLIMENTI! UN ARTICOLO CHE BEN INQUADRA LA STERILE E SQUALLIDA VICENDA POLITICA, ED ANCHE UMANA, DI FINI ED ALCUNI DEI SUOI. DICO ALCUNI PERCHE’ COMUNQUE CONTINUO A CONSIDERARE OTTIME PERSONE I CAMERATI TREMAGLIA E MENIA E L’EROE D’ITALIA IL CAPITANO PAGLIA. TUTTI GLI ALTRI, BOCCHINO E GRANATA IN TESTA, NON MERITANO CHE SIA SPESA UNA SOLA PAROLA DI PIU’.

  4. Hai colto nel segno…ma se mi permetti vorrei darti un piccolo suggerimento: un traditore come Fini non merita nè il nostro tempo né la nostra attenzione.

  5. Gianfranco Fini fa politica, perciò s’era molto spaventato vedendo che Berlusconi, all’indomani dell’unificazione Fi-An, gli soffiava i colonnelli. Significava che, alla scadenza del mandato alla Camera, si sarebbe ritrovato senza partito e senza una squadra, sarebbe stato cioè alla mercè di Berlusconi. Per questo ha cominciato a dire in ogni occasione il contrario esatto di ciò che diceva Berlusconi. I furbacchioni della sinistra hanno pensato di poterne approfittare. Hanno fatto un accordo (qui si può soltanto lavorare per ipotesi, perciò tralascio..): loro si sono impegnati per una volta a imbastire una unità delle opposizioni e Fini avrebbe garantito il supporto di voti necessari per far cadere il governo. Il 14 dicembre 2011 è successo ciò che è a tutti noto. Berlusconi è rimasto in piedi. Dopodiché le dichiarazioni tipo “siamo forti, continueremo la lotta” e amenità simili ogni giorno che passa si indeboliscono di intensità. E’ ovvio – è politica – che molti di quelli che avevano seguito Fini lo avevano fatto nella certezza dell’immancabile vittoria; la sconfitta li ha fatti… ragionare.

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